Via Vandelli
Modena - Marina di Massa
Modena - Marina di Massa
Prologo.
Via Vandelli! Non ne avevamo mai sentito parlare… ma poi, in un messaggio, mio fratello mi chiedeva se ero a conoscenza di questo percorso. A questo interrogativo mi sono precipitato a verificare su internet e ho trovato molte informazioni e anche un sito dedicato.
Si tratta di una vecchia via di comunicazione costruita tra il 1700 e il 1800 con lo scopo di collegare il ducato di Modena a Massa. Lo scopo di tale costruzione era quella di avere una via da utilizzare per scopi commerciali e militari. Il progettista incaricato fu l'abate Domenico Vandelli, da cui prende il nome la via, che era anche scienziato, matematico e cartografo. Per il progetto si cercò di limitare le pendenze per permettere di transitare con carrozze e cavalli. Nei secoli diventò una via molto utilizzata per scambiare grano, da Modena, con il sale, da Massa. Infine, nel dopoguerra, le donne di Massa percorrevano tale via per cercare cibo nelle terre emiliane. Nei decenni scorsi questa via era stata un po' dimenticata, ma ai giorni nostri è stata riscoperta sia per il suo valore storico sia per quello naturalistico e paesaggistico, considerando i territorio che con essa si possono attraversare. Se in alcuni tratti è stata sostituita dalla più recente strada Giardini, in altri rispecchia ancora il tracciato originale con il fondo lastricato. I passaggi più suggestivi sono quelli che si trovano sul versante toscano. Dal passo della Tambura (1620 m) la strada scende verso Resceto disegnando continui tornanti ben lastricati. Poco sotto il passo è presente la famosa "finestra Vandelli" , ossia un ampia piazzola che permetteva alle carrozze di scambiarsi fra loro ed aveva anche un'utilità per la gestione delle merci. Detto questo c'erano tutte le premesse per poter pianificare un cammino lungo questa storica strada. Fra l'altro sarebbe stato un modo originale per poter andare a trovare nostro figlio Mattia che a Massa vive e lavora.
Dalla nostra esperienza negli anni di cammino abbiamo sempre individuato due periodi stagionali precisi: maggio e ottobre. Questo per avere maggior tranquillità per la ricerca delle ospitalità, essendoci meno persone in cammino, e per le temperature non troppo calde. Questa volta la fine di maggio e i primi di giugno sembrano andar bene considerando la festività del 2 giugno che coincide con un venerdì. Cominciamo a prenotare le accoglienze ma arrivati alla penultima tappa la struttura (Rifugio Nello Conti) non ha disponibilità di posti. Pertanto siamo obbligati a variare le date delle varie tappe rinviando di un giorno. Perfetto ora è giunto il momento di partire in quanto tutto è definito.
A 15 giorni dalla nostra partenza le forti piogge che causano distruttive alluvioni in Romagna ci pongono il quesito se partire o meno: un po' per evitare zone problematiche e metterci in serio pericolo e un po' per rispettare chi sta vivendo seriamente delle difficoltà. Un altro dubbio riguarda la mia caviglia; da qualche settimana risento di piccoli dolori che non se ne vanno ma a questo decido di non dare molta importanza pensando che strada facendo tutto si sistemerà. Su indicazione del gestore del Rifugio sulle Apuane abbiamo deciso di portare anche le pedule da montagna per essere più tranquilli visto il terreno scosceso. Questa scelta probabilmente sarà la mia salvezza. Valutiamo tutte queste cose e alla fine decidiamo di partire verificando soprattutto che la zona di Modena non abbia subito particolari eventi atmosferici.
Per la partenza da Modena, preferiamo arrivare il giorno prima per visitare la città alla sera e riuscire a partire al mattino presto. Partiamo il sabato da Verona con il treno (Verona - Mantova - Modena). A Modena subito in ostello e poi visita della città. Il centro è molto carino ci sono vari monumenti ma, sicuramente, il Duomo, la torre Ghirlandina e il Palazzo Ducale con la grande piazza meritano proprio una visita. Alla sera cerchiamo un posticino per mangiare... ma quanta scelta tra il mercato storico Albinelli e le varie piccole trattorie che offrono piatti tipici tra i quali i tortellini, la crescentina (chiamata comunemente tigella) con affettati vari e tanti altri. Troviamo una piccola trattoria e degustiamo un paio di buone zuppe con cereali e le crescentine con affettati. Poi una passeggiata serale e ci ritiriamo nella nostra camera.
...Ora dobbiamo pensare ai prossimi giorni.
Pernottamento : Ostello San Filippo Neri
Tappa 1 (Modena ➔ Puianello ➔ La Bizentina)
La notte all'ostello è stata molto tranquilla. Al mattino sistemati gli zaini scendiamo per veloce colazione con caffè al distributore e poi usciamo.
Ripercorriamo le vie del centro storico passando dal Palazzo Ducale e dal Duomo. Poi, lungo un tragitto a zig-zag, usciamo dalla città per recarci versa l'aperta campagna seguendo una bellissima via ciclo-pedonale, molto usata in questo momento da camminatori ma, soprattutto, da decine di ciclisti. Ci avviamo ad un punto critico del percorso nel quale il sito ufficiale della Via Vandelli affermava che le forti piogge dei giorni scorsi avevano creato dei problemi nel passaggio. Si tratta di un sottopasso dell'autostrada A1 dove il sentiero affianca il torrente Tiepido che aveva tracimato portando grossi accumuli di materiale. Danno indicazioni di una variante che passa più a monte. Noi siamo in forte dubbio su cosa fare ma, sulla ciclabile in uscita da Modena, incontriamo una coppia di residenti che stanno facendo un piccolo tratto di cammino. A loro chiediamo se ci sono problemi in questo passaggio ma non conoscono la situazione. Insieme pertanto proviamo a seguire il tracciato originale fino ad arrivare al punto critico. In effetti nei giorni scorsi questo passaggio può aver creato grossi problemi e l'impossibilità di passare ma, ora, il torrente è molto tranquillo e il passaggio è fattibile. Perfetto pericolo scampato.
Strada facendo mi accorgo che la caviglia mi causa alcuni fastidi; probabilmente l'utilizzo delle scarpe da trail non garantiscono una buona fasciatura. Proviamo ad andar avanti.
Proseguiamo lungo stradine di campagna sempre affiancando il torrente Tiepido e molti campi ben coltivati con la presenza di piccole aziende agricole. Davanti a noi la vista si apre sulle colline modenesi sulle quali cammineremo nei prossimi giorni.
A Castelnuovo Rangone usciamo dal percorso per recarci in centro per l'acquisto del pranzo che consumiamo in loco.
Conclusa la pausa rientriamo sul percorso originale e ci avviamo verso Torre Maina. Questo è il punto dove lasciamo definitivamente la parte di pianura (circa 23 km) e il percorso inizia a salire in maniera decisa. Attraversato il ponte sul Torrente Tiepido, che non vedremo più, a fianco della chiesa parrocchiale (dove si sta svolgendo al celebrazione delle prime comunioni) troviamo un piccolo parco dove decidiamo di sostare per sganciare gli zaini e riposare. Magari se ci fosse un caffè? Nel piccolo paese non ci sono molte possibilità e quindi dobbiamo pazientare.
Dopo circa un'ora riprendiamo il cammino e notiamo che la ripresa si fa bella ripida. Cominciamo a notare tratti di fango che ormai, viste le temperature calde, non destano particolari problemi. Il primo tratto di sentiero nella boscaglia ci porta su una strada sterrata sempre molto in salita. Ora il paesaggio si apre molto e osserviamo le molteplici colline con una notevole quantità di calanchi, ossia zone di forte erosione dovuta ai continui dilavamenti delle piogge sulle rocce argillose. Il periodo è ottimale per la fioritura delle ginestre che troviamo in grande quantità. Questa pianta è sempre stata presente nei nostri cammini e, probabilmente, la adotteremo come fiore simbolo dei nostri passaggi. Raggiungiamo la dorsale della collina e proseguiamo su un tratto di strada asfaltata. Poi un ulteriore deviazione su campi in forte salita che ci porta al santuario della Beata Vergine della Salute. Qui dedichiamo una visita e una sosta sufficientemente lunga. A fianco della chiesa troviamo una piccola accoglienza con distributore bibite e bagni. Ci riposiamo nel giardinetto vicino. Ormai non siamo molto lontani dall'agriturismo che abbiamo scelto per la sera e la notte, circa 4 km. Vorremo arrivare in orario tale da permetterci di sistemarci, riposare e cenare in struttura.
Riprendiamo il cammino e seguiamo la strada provinciale, che in questo tratto è chiamata Via Vandelli, per circa 3 km. Poi ad un bivio scendiamo lungo il vallone cercando di individuare in lontananza quale potrebbe essere la posizione dell'agriturismo. Antonella si sta chiedendo se non c'erano altre accoglienze notando che stiamo scendendo molto uscendo dal percorso originale. La tranquillizzo confermando che l'indomani non saliremo da questo versante ma che con un altro sentiero raggiungeremo e ci collegheremo al percorso un po' più avanti. Con questa tranquillità arriviamo all'agriturismo molto isolato.
Ci accoglie la padrona che ci porta nella nostra camera e ci dà appuntamento verso le 19 per la cena. Siamo soli, nessun altro ospite. Ci sistemiamo e avendo abbastanza tempo, prima della cena, ci sediamo nel cortile per goderci le ultime ore calde. Abbiamo risciacquato qualche indumento sudato e lo abbiamo steso nel cortile al sole. Puntualmente ci rechiamo nella sala da pranzo e ci sediamo vicino ai proprietari cenando insieme. Menù semplice ma nella tradizione: tagliatelle fatte in casa con ragù, maialino al forno e contorni vari. Durante la cena i proprietari ci raccontano della loro vita, del lavoro in azienda e dell'ambiente circostante. La serata trascorre tranquilla e serena assaporando questa bella accoglienza. Poi ci ritiriamo per la notte.
Totale : 27,2 + 5 km
Dislivello: + 410 mt -75 mt
Pernottamento : Agriturismo La Bizentina (cena in struttura)
Tappa 2 (Puianello ➔ Pavullo nel Frignano)
La colazione la facciamo in struttura e la signora ha preparato il nostro tavolo con prodotti a km 0. Ci facciamo indicare anche la via più breve per rientrare sul percorso della Via Vandelli; ci vengono confermate le indicazioni che avevo precedentemente trovato. Ripartiamo e conveniamo insieme di indossare le pedule almeno per il momento. Da oggi il percorso si svilupperà sempre lungo le montagne sfruttando strade sterrate e sentieri e per questo avremmo maggior probabilità di trovare fango. Dall'agriturismo saliamo ripidamente raggiungendo dopo circa un'ora la provinciale di ieri. Quindi seguiamo ulteriormente questa traiettoria ed un certo punto, voltandoci indietro, vediamo dietro a noi una coppia che sta camminando con gli zaini. Dopo circa un km ci raggiungono e ci salutiamo. Sono Mattia e Andrea di Milano che stanno anche loro percorrendo la Via Vandelli. Diventeranno i nostri compagni di cammino fino a Massa. La loro simpatia, soprattutto quella di Mattia, renderà questa avventura molto più gioiosa. Come sempre accade durante i cammini, la loro presenza non sarà continuativa per tutto il percorso ma ci saranno molti momenti di incontro, specialmente alla sera visto che le accoglienze saranno quasi sempre le stesse perché le uniche disponibili. Lungo una dorsale, tra boschi e prati fioriti, raggiungiamo insieme San Dalmazio. Trovato un alimentari acquistiamo qualcosa per il pranzo. Nella fermata perdiamo il contatto con Mattia e Andrea ma li troveremo più tardi. Su indicazione del negoziante facciamo una piccola variazione passando dal piccolo centro della frazione così evitiamo la provinciale.
Rientriamo appena un chilometro dopo riprendendo la strada che seguiamo fino a Sassatello. Scendiamo lungo un prato fino a giungere al ponte sul Rio Torto. Lasciata la strada seguiamo le indicazione per un tratto di sterrata che affianca il torrente e che sale ripida... molto ripida!! Arrivati alla fine di questa salita, in corrispondenza di un capitello, ci fermiamo per riposare dopo la fatica e ne approfittiamo per mangiare e bere qualcosa. In questo momento ci raggiungono anche Mattia e Andrea che, vedendoci seduti, decidono di fermarsi.
Ora la strada spiana e dopo circa un centinaio di metri attraversiamo la trafficata SS 12 e di fronte troviamo la continuazione del percorso che seguiamo fino all'incrocio a T detto "trivio della Via Vandelli" : in questo punto convergono le due varianti con partenza da Modena o da Sassuolo. Da qui il percorso sarà identico fino a Massa. Proseguiamo lungo una bella sterrata immersa in un boschetto ombroso. Troviamo parecchi punti fangosi che confermano la nostra scelta di indossare le pedule. Ora non incontreremo ulteriori tratti di asfalto e il percorso seguirà su sterrate e sentieri.
Verso il tardo pomeriggio dopo aver percorso circa 23 km vediamo in lontananza Pavullo del Frignano, conclusione di questa tappa. La raggiungiamo intorno alle 16 e ci immettiamo sulla via principale che seguiamo osservando i vari negozi e trattorie. Incrociamo altri "viandanti" che non avevamo visto fino a questo momento ma che diventeranno anch'essi parte del gruppo nei prossimi giorni. Giunti alla piazza Borelli troviamo la struttura scelta per questa notte. Aspettiamo all'esterno l'apertura dell'albergo trovando riposo sulla scalinata della fontana. Giungono le 17 e chiediamo al gestore se possiamo entrare e salire in camera, quindi ci sistemiamo. Una volta rinfrescati e riposati scendiamo per una visita e oltre ai negozi visitiamo la chiesa di San Bartolomeo dove troviamo una bella scultura bronzea raffigurante la sacra famiglia. Molto particolare per la posizione di Gesù bambino tenuto da san Giuseppe sulle spalle. Poi in un negozio di dolciumi acquistiamo delle buone caramelle che terremo per tutto il nostro cammino. Alle 19 siamo a tavola e ordiniamo tortellini in brodo, tagliatelle con i funghi e pollo con patate. Molto apprezzati i tortellini !! Conclusa la cena saliamo in camera e in poco tempo ci addormentiamo.
Totale : 25 km
Dislivello: + 840mt - 605 mt
Pernottamento : Albergo Corsini
Tappa 3 (Pavullo nel Frignano ➔ La Santona)
Anche in questa struttura la colazione è compresa e, dopo aver sistemato le nostre cose, scendiamo nella sala per iniziare bene la giornata. Quando è possibile (e avviene normalmente nelle strutture alberghiere) cerchiamo di assumere quanto possibile nel momento della colazione in modo da avere una buona scorta di energia che ci permettono di camminare fino al primo pomeriggio. A volte riusciamo anche a prendere qualcosa da mettere nello zaino e consumare strada facendo.
Risaliti in camera osserviamo dalla finestra che un'auto si è fermata proprio a fianco della piazzetta dell'albergo. Da questa scende una signora con uno zaino. La incontreremo camin facendo e anch'essa farà parte del gruppo di compagni di strada. Tutto è pronto e scendiamo in piazza ma la signora non si vede più e sicuramente ci ha anticipato sulla via. Usciamo dal paese non prima di aver acquistato qualcosa da mangiare. Poi, arrivati alle porte della cittadina, lasciata la provinciale, seguiamo le indicazioni percorrendo un tratto di pista ciclabile che affianca il piccolo aeroporto di Pavullo. Proprio da questo punto vediamo che la signora di questa mattina sta seguendo la strada provinciale e pensiamo che probabilmente o sta facendo un altro percorso oppure non ha visto l'indicazione di svolta.
Davanti a noi ben collocato sul colle il castello di Montecuccolo che sarà, a breve, il punto del nostro passaggio. Proseguiamo arrivando alla conclusione della ciclabile e dopo aver raggiunto una piccola corte contadina risaliamo lungo una mulattiera ben lastricata, probabilmente si tratta di un tratto originale della Vandelli. La strada sale non troppo ripida e tutta immersa nel bosco. Arriviamo in circa mezz'ora ai piedi del borgo fortificato. Da sotto il castello, le mura sono veramente imponenti. Entrati nella piccola piazzetta del borgo troviamo la signora con lo zaino. Ci salutiamo e ci presentiamo. Si chiama Rosanna e anch'essa sta percorrendo la Vandelli. Rosanna, una signora molto sportiva ed energica, ci racconta che ha scelto di partire da Pavullo, saltando le prime due tappe, in quanto ha scelto di dare il suo contributo, come volontaria, agli abitanti delle zone alluvionata nella Romagna. Un bell'esempio di servizio al prossimo.
Proseguiamo insieme. Ora scendiamo lentamente verso la vallata, inizialmente su strada asfaltata e poi lungo mulattiere e sentieri. In alcuni punti, molto riparati dal sole, troviamo ancora accumuli di fango che cerchiamo di evitare il più possibile. Lungo questo tratto di percorso troviamo alcune case e l'isolato oratorio di Cà di Chino. Arrivati ad una piccola corte in fondo al vallone attraversiamo il rio Giordano e poi risaliamo verso Monzone, prima attraversando un campo e poi su strada secondaria. Arrivati al borgo sentiamo l'esigenza di una sosta e di un caffè. Ma non troviamo nulla e vediamo con stupore che il campanile si trova molto lontano dalla chiesa… chissà per quale storico motivo. Ritorniamo indietro e riprendiamo a salire seguendo le indicazioni. Ora non vediamo Rosanna che ha preferito continuare. Poco avanti quasi fuori Monzone troviamo un bellissimo agriturismo con piscina e decidiamo di fermarci per una sosta chiedendo la possibilità di un caffè. Sostiamo circa mezz'ora e ci rendiamo conto che siamo soli non vedendo gli altri di passaggio. Da ieri non abbiamo più avuto notizie nemmeno di Mattia e Andrea. Chissà.....
Ripartiamo in quanto la strada è ancora molto lunga. Continuiamo su strada secondaria che sale su una dorsale dove il panorama ci regala scorci sulle alture circostanti. Prati e boschi si alternano e sulla strada troviamo molti ciliegi ma senza frutti in quanto è ben visibile che non si trovano in buona salute. Peccato perché pensavamo di degustarne qualcuna strada facendo. Ad un bivio ci inoltriamo decisamente nel bosco lungo una strada forestale. C'è qualche parcheggio segno che questa è una località molto frequentata per le camminate. Ora la strada si trasforma in sentiero e il fondo è spesso formato da lunghe zone di roccia levigata nel tempo. Segno che siamo molto vicini alla località "ponte del diavolo" che in effetti raggiungiamo in 20 minuti circa. In lontananza vediamo Rosanna che in una curva svanisce alla nostra vista. Il Ponte del diavolo è un monolito lungo 33 metri in roccia arenaria scavata nel corso dei secoli dall'acqua. Nei secoli fu utilizzato dalle popolazioni locali anche come luogo per diversi riti. Qui il bosco è molto bello con alberi alti e frondosi. Dopo qualche foto riprendiamo il percorso seguendo la bella mulattiera. Ogni tanto incontriamo qualche persona che risale per andare a visitare il sito.
Alla conclusione del bosco ci innestiamo su una strada asfaltata in prossimità di una casa in località Pracanina. Altra sosta per mangiare e siamo ancora soli fino a quando ci raggiungono due ragazze che ritroveremo alla sera un po' prima di arrivare alla conclusione della tappa. Si siedono poco lontano da noi per un momento di pausa. Mangiamo qualcosa e ripartiamo. Non siamo molto distanti da Lama Mocogno.
Dalla sosta risaliamo la collina ed è molto suggestivo vedere che nei campi il vento, accarezzando l'erba alta, forma delle dolci onde in movimento. Arriviamo in breve alla cittadina che si sviluppa lungo la provinciale. In questo piccolo centro troviamo alcuni negozi e bar e non attendo molto per acquistare un ghiacciolo che mi gusto in fretta. Da qui a San Pellegrino in Alpe (conclusione della tappa di domani) non troveremo nessun altro negozio per rifornirci. Ma al momento non abbiamo la necessità di acquistare nient'altro. Poi riprendiamo il percorso attraversando piccoli agglomerati di case delle località Mezzolato e Borra. Seguiamo per alcuni tratti la SS 12 Brennero-Abetone poi, lasciata la strada asfaltata, iniziamo il lungo tracciato settecentesco della via Vandelli. Il percorso e stupendo immerso in un bosco di faggi e pini molto alti. Davanti a noi ci appare Rosanna che raggiungiamo. Poi, più avanti, ci raggiungono anche le due ragazze (Sara e compagna) di questa mattina insieme a Mattia e Andrea. Il gruppo si stà allargando.
Alla fine del bosco rientriamo sulla statale SS 12 poco prima dell'albergo dove alloggeremo tutti insieme. All'albergo troviamo altri tre compagni di Cesena (Luca, Lisa e Silvia). Entriamo nell'albergo per farci consegnare la camera alla quale saliamo. Ci sistemiamo come sempre e, dopo la doccia, consueto riposo a letto. Dalla finestra si apre la vista panoramica sui monti vicini permettendo di distinguere in lontananza il profilo piramidale del monte Cimone che diventerà il punto di riferimento per i prossimi giorni. Al tramonto i colori si ravvivano e cogliamo l'attimo per qualche foto. Sotto di noi nel cortile due cani lupo che vedendomi cominciano ad abbaiare con aggressività....non vorrei trovarmi in loro presenza. Verso le 18 scendiamo all'entrata dell'albergo che dà sulla statale (non trafficata) e ci sediamo in compagnia dei nostri compagni. Ci vestiamo molto in quanto, vista l'ora, comincia a rinfrescare. Si sta formando una bel gruppo e durante la cena ci saranno momenti di serena e simpatica allegria. Il menù è più che abbondante (anche troppo: tortelli al burro fuso, tagliatelle alla selvaggina e stinco con patate) ma molto buono!!. Risaliamo verso le 21.30. La compagnia ci avrebbe trattenuto ancora ma sappiamo che la tappa di domani sarà lunga e quindi abbiamo bisogno di riposare. Prima di addormentarmi controllo la tracciatura sul mio GPS e noto che i chilometri percorsi risultano maggiori rispetto alla guida. Tale differenza la verifico anche per le altre tappe.
Totale : 24,9 km
Dislivello: + 975 mt - 490 mt
Pernottamento : Albergo Conca d'oro
Tappa 4 (La Santona ➔ San Pellegrino in Alpe)
Il buongiorno si vede dal mattino.....La giornata è buona, fuori si intravvedono le montagne avvolte da una leggera nebbiolina e la temperatura è fresca. Ci alziamo con il primo intento di scendere a far colazione. Ci ritroviamo con altri pochi compagni di cammino mano a mano che stiamo mangiando, altri si sono svegliati e ci raggiungono. Il buffet è veramente completo di tutto ma, alla richiesta della cameriera se abbiamo bisogno di altro, chiedo se è possibile avere delle uove strapazzate. Il desiderio è ben presto esaudito e completiamo la colazione con caffè. Recuperati gli zaini in camera ci ritroviamo tutti insieme davanti l'albergo. Sembra quasi fossimo partecipanti di uno stesso gruppo. Dopo aver aspettato gli ultimi ci avviamo rientrando dalla SS 12 e proseguendo su strade e sterrate sempre immersi tra boschi e verdi radure. Siamo partiti con un abbigliamento protettivo per l'aria fresca ma, dopo qualche centinaia di metri, cominciamo ad eliminare il superfluo. Dall'alto dell'appennino modenese ci avvieremo oggi verso il confine tosco-emiliano e cominceremo ad avvistare la catena delle Apuane. Il percorso si svolge interamente sulla settecentesca via Vandelli e in molti tratti troveremo il fondo interamente lastricato come in origine era tuutta la via. Ora siamo su una dorsale che ci offre una visione ampia sulle cime e soprattutto verso il monte Cimone. Ci stiamo avviando con buon passo verso la località Centocroci e durante una leggera discesa l'urlo di Rosanna ci avverte che qualcosa è accaduto. Ci dice che ha messo male il piede ed ha sentito un forte dolore. Ci allarmiamo e chiediamo a Rosanna se è necessario chiamare un soccorso riconoscendo che in quelle condizioni non è possibile affrontare il proseguimento del cammino. In seguito sapremo che alcuni compagni sono professionisti in materia ortopedica e la loro diagnosi , su una possibile rottura, potrebbe essere corretta. Rosanna però non vuole mollare e dopo aver assunto un antinfiammatorio decide di continuare comunicandoci che ha l'intenzione di proseguire senza ulteriori stop. Ci sembra un'idea un po' rischiosa ma il fatto che lei sarà davanti a noi ci dà la sicurezza che in caso di peggioramento strada facendo saremo noi a ritrovarla per darle aiuto. Ci lasciamo e lei scompare con passo molto spedito. Noi avanziamo in maniera più tranquilla, assaporando i paesaggi che incontriamo: boschi enormi di faggi e pini.
Raggiungiamo anche Capanna Guerri: un'antica costruzione identificata come appartenente alla cultura celtica. E' un luogo simbolo della Via Vandelli.
Proseguiamo ora in leggera discesa fino alla località La fabbrica, antica osteria posizionata dallo stesso Vandelli. Vi troviamo una "stele" in marmo proveniente da Massa dove è posta la dedica al progettista della via. Poco più avanti una vecchia fontana con incisa la data del 1752. Ci troviamo veramente in un luogo storico e importante della Via Vandelli.
Il proseguimento del percorso avviene sempre in boschi con faggi e castagni enormi. Troviamo segni molto evidenti del fondo lastricato. Più avanti, ad una radura, alcuni decidono di fermarsi su un prato per la pausa pranzo. Noi insieme a Mattia e Andrea proseguiamo. Più avanti al bivio, che indica una breve deviazione per l'Oratorio Giovannoni, Andrea e Mattia decidono di far un salto a vedere cosa c'è; mentre io e Antonella proseguiamo secondo le indicazioni fino a trovare un punto ideale per una sosta. Si tratta di una roccia ai piedi di un grande albero. Mangiamo qualcosa, visto l'orario, ma poi, sentendo dei tuoni in lontananza, ci rialziamo intenti a ripartire velocemente. Non è nei nostri programmi prenderci l'acqua strada facendo. Il percorso è ancora lungo mancando circa 10 km. Raggiungiamo anche Andrea e Mattia che erano passati mentre noi stavamo pranzando. Il loro passo sembra più "tranquillo" del nostro e pertanto comunichiamo di voler accelerare. Viaggiamo abbastanza spediti e avvertiamo qualche goccia ma, al momento, niente di più.
Arrivati in località La Sega attraversiamo la provinciale e in prossimità di una cappellina imbocchiamo la strada sterrata che ora correrà parallela alla strada asfaltata. Ora, di tanto in tanto, usciamo dalla sterrata per transitare su strada asfalta e poi, dopo qualche centinaio di metri, rientriamo sulla sterrata nuovamente. Ci troviamo nella foresta Romanesca una selva di faggi antichi.
Raggiungiamo la località Imbrancamento, luogo in cui un tempo venivano radunate le greggi. Questo luogo si trova all' incrocio tra la provinciale SP 486 che sale da Sassuolo e la SP 324 proveniente da Silla (alta val del Reno) e che porta al Passo delle Radici. Le indicazioni ci fanno scendere verso Sassuolo ma, dopo qualche centinaio di metri, scendiamo a sinistra lungo la Via Vandelli seguendo un lungo tratto di strada lastricata fino a raggiungere il fondo del vallone dove guadiamo facilmente il torrente. Il tempo sta peggiorando e comincia a piovigginare. Siamo sempre soli e in questo bosco ci sentiamo infinitamente piccoli di fronte alle maestose piante. Dopo il guado la strada corre leggermente in salita ma, arrivati sotto al Passo delle Radici con alcuni tornanti, recuperiamo rapidamente il dislivello perduto precedentemente. Soffia anche un leggero vento. La salita si fa sempre più ripida e la stanchezza ora si fa sentire.
Ma di Rosanna ancora nessuna traccia.
Raggiungiamo il passo del Lagadello a quota 1620 mt. Si tratta del punto più alto della via Vandelli al pari del Passo della Tambura sulle Apuane. Ora ci troviamo sulla SP 71 che ci porterà all'Alpe di San Pellegrino. Ancora circa un paio di km per arrivare. Ci siamo.
All'improvviso sulla strada, ad un centinaio di metri, vediamo Rosanna che con qualche difficoltà è riuscita ad arrivare. La raggiungiamo e ci dice che è stata dura ed ora non vede l'ora di arrivare all'albergo. Poi vedrà come riuscirà a dormire e valuterà come comportarsi il giorno seguente.
Arrivati all'alpe ci salutiamo e ci promettiamo di vederci magari a cena. Noi proseguiamo e alla chiesa, passando sotto un volto in pietra, ci dirigiamo al di là della struttura. Comunico il nostro arrivo alla responsabile dell'accoglienza. Ci apre una ragazza che vive nello storico Ospizio come eremita. Ci guida nella "stanza" adibita ad ospitare i pellegrini fornendoci tutte le indicazione sull'utilizzo. Che dire … bello, essenziale ma che umidità. La camerata è situata sotto lo storico ospizio la cui esistenza è già documenta a partire dal XI secolo. Si tratta di un grande "grotto" in sasso con allestiti una serie di letti a castello ed un bagno con doccia. Che fare? Non è il massimo ma per una notte ci adattiamo per il gusto dell'avventura e della nostra attitudine a ricercare le cose essenziali e semplici. In effetti, dopo il cammino, ci basta una doccia calda e un letto. All'esterno un punto panoramico dove sono ben visibili le Apuane. Possiamo dire con certezza che in questa accoglienza abbiamo vissuto una bella avventura… Dopo la doccia (non caldissima!!) cerchiamo di stendere gli indumenti nel cortile fuori ma, dopo 10 minuti, scoppia un violento temporale con vento e acqua. Ci ritiriamo all'interno… ma la porta in entrata non si chiude bene. Allora ci mettiamo a letto… ma le coperte e i cuscini sono completamente umidi a tal punto che dormiamo completamente vestiti.
Dopo circa un'ora e mezza con coraggio usciamo. Vorremo visitare la chiesa ma, purtroppo, è già chiusa. Nel piccolo bar/alimentari (famoso perché essendo esattamente sul confine… prendi il caffè in Emilia e lo paghi in Toscana) acquistiamo qualcosa per la colazione e poi ci rechiamo all'alberghetto per bere qualcosa di caldo e cenare. Per la cena ci troviamo con Rosanna.
Nel frattempo giunge un altro pellegrino che sta facendo la Vandelli in un tempo ridotto: circa 4 giorni camminando molte ore al giorno/notte. Che strano modo di effettuare un percorso… riuscirà a vedere e godersi quanto incontrerà lungo la via? Ad ognuno il proprio modo di connettersi con il territorio. E' comunque abbastanza stravolto nel suo arrivo.
Rosanna ci comunica che ha chiamato un amico che, domani, verrà a prenderla per portarla all'ospedale per il controllo. Il giorno dopo ci confermerà la rottura del malleolo....quindi cammino concluso.
Chiediamo informazioni riguardo gli altri compagni di cammino, che non abbiamo più visto; Rosanna ci comunica che sono passati durante il forte temporale e si stavano recando presso un'altra struttura non lontana.
A cena conclusa ci salutiamo e ci ritiriamo nella nostra "calda" stanza. Speriamo di riuscire a dormire ma non abbiamo dubbi vista la stanchezza di entrambi.
Totale : 25,8 km
Dislivello: + 850 mt - 500 mt
Pernottamento : Parrocchia San Pellegrino e Bianco (donativo)
Tappa 5 (S. Pellegrino in Alpe ➔ Poggio ➔ Filicaia)
Dopo una notte passata all'interno della "grotta" abbiamo la voglia di rialzarci dal letto umido, per assaporare un'aria diversa. Così, ci alziamo ed apriamo la porta che avevamo bloccato con delle sedie, per evitare la sua apertura durante la notte. Fuori il tempo sembra buono e tutto fa pensare ad una giornata tranquilla. Ma le previsioni per i prossimi giorni danno temporali nel pomeriggio e noi, domani, abbiamo la tappa più dura, ma anche quella più eccitante: il passaggio al Passo della Tambura sulle Alpi Apuane. Ma domani sarà un altro giorno e capiremo cosa fare.
Facciamo un po' di colazione ma purtroppo non abbiamo la possibilità di un caffè. A quest'ora il bar non è ancora aperto...troveremo qualcosa strada facendo.
Sistemiamo gli zaini ed usciamo per qualche foto sul punto panoramico.
Fa un po' freddo ma siamo abbastanza protetti e, al momento, non abbiamo la necessità di togliere indumenti in quanto, durante questo tratto di percorso, non abbiamo salite da fare ma solo una lunga discesa fino a Castelnuovo di Garfagnana.
Con un primo sentiero oltrepassiamo i due tornanti sommitali della provinciale poi un lungo tratto su quest'ultima. La discesa si alterna per più volte tra sentieri e sterrate nei boschi e prati e tratti di asfalto; in circa un'ora e mezza arriviamo in località La Bettola. Pensavamo di passare da Chiozza per un caffè ma il paese è tutto concentrato su un'altura e noi possiamo solo vederla dal basso. Sarebbe una deviazione troppo lunga e ci costerebbe energie e perdita di tempo. Il percorso oggi è comunque lungo.
Appena passata la località La Bettola avvertiamo che la temperatura si sta alzando. Siamo intorno ai 900 m e abbiamo perso circa 700 m di altitudine dopo l'Alpe di San Pellegrino. Oltre a togliere qualche indumento di troppo decidiamo di togliere le pedule ed indossare le scarpe da trail per alleggerire il passaggio su strade con maggior percentuale di asfalto e asciutto.
Ripartiamo e ancora non vediamo nessun altro compagno. Ancora tratti misti di strada e sentieri per superare i piccoli centri di Pellizzana e Campori, fino ad arrivare a Pieve Fosciana. Qui ci innestiamo sulla SP 72 che proviene dal Passo delle Radici. Una piccola deviazione, prima di entrare nel borgo, ci porta in una zona molto naturalistica dove camminiamo lungo le rive del Torrente di Castiglione e, oltre alla vegetazione rigogliosa, troviamo costruzioni storiche di canaletti, un lavatoio e alla fine del percorso il Molino ad acqua di Regoli. Niente di particolare ma suggestivo.
Risaliamo dal fondale per addentrarci nel borgo di Pieve Fosciana e alla Pieve di San Giovanni ci fermiamo per una sosta, sedendoci sulla panca di fronte alla facciata della chiesa. Acquistiamo il necessario per un spuntino e poi un meritato caffè. Per il pranzo pensavamo ad una fermata più lunga a Castelnuovo e quindi riprendiamo il cammino.
Usciamo dal borgo e ci avviamo passando dietro la Pieve San Giovanni e poi, con vari passaggi nelle strette vie del centro storico, ci avviamo verso la periferia attraversando da prima una zona artigianale e poi immettendoci in strade secondarie verso la campagna. Una deviazione ci porterebbe al lago termale Prà di Lama ma noi passiamo oltre.
In fondo avvistiamo il borgo di Castelnuovo di Garfagnana. Qualche bel tratto di zone coltivate e zone più naturalistiche. Passiamo a fianco di alcune piccole aziende agricole. Lasciamo in breve la zona collinare, scendiamo verso la SP 72 e arriviamo al Ponte Santa Lucia; siamo alle porte del borgo. Entriamo e visitiamo l'abbazia dei SS Apostoli Pietro e Paolo, poi ci dirigiamo verso la piazza Umberto I ai piedi della Rocca Ariostesca. Ora è il momento di una buona sosta… magari con un panino. Il tempo trascorre osservando i movimenti di turisti e residenti che in questo momento affollano il centro a passeggio o seduti ai bar.
Dopo circa un'ora ci rialziamo e con un buon gelato ci avviamo verso la nostra meta di oggi che, comunque, è ancora lontana. Uscendo dalla piazza troviamo subito le prime indicazioni. In questo punto la guida ci offre due possibili percorsi: il primo in direzione di Filicaia, rimanendo più alti rispetto al fondo della vallata; il secondo percorrendo il tracciato originale con passaggi e scorci molto più interessanti.
Scegliamo il secondo e inizialmente ci dirigiamo verso la zona industriale. Poi, attraverso sentieri e stradine lungo il corso del fiume, arriviamo a Pontardeto che attraversiamo fino ad inoltrarci su una bella sterrata che ci porta alla Madonna delle Grazie. Questo è un altro punto molto fotografato sulla Via Vandelli. La chiesa, infatti, si trova di fronte al bacino artificiale di Pontecosi che ora è in secca assoluta per lavori di pulizia del fondale. Appena dopo si trovano i due ponti perfettamente paralleli tra loro ma costruiti ad altezze diverse ed in epoche ben diverse. Quello che attraversiamo noi è solo pedonale di età tardo romanica. La costruzione è la classica a schiena di mulo in pietra. Il secondo ponte più alto, e di recente costruzione, è quello della ferrovia.
Passiamo oltre e ci dirigiamo verso la fine del lago ma comincia a piovere molto. Facciamo in tempo a raggiungere velocemente un chioschetto bar, ora chiuso, dove ci sediamo per ripararci. Sembra che il tempo si stia avviando ad una fase con maggior probabilità di pioggia. Aspettiamo un pò ed in lontananza compaiono i nostri compagni compresi Mattia e Andrea. La pioggia stà per finire e insieme andiamo a sederci ad un bar per un aperitivo in compagnia. Ci raccontiamo delle varie avventure e dello stato di salute di Rosanna che non vedremmo più. Ciascuno di noi ha prenotato in due posti diversi per la prossima notte. Noi saremo insieme a Mattia e Andrea a Filicaia ma loro hanno scelto di accorciare il percorso evitando di passare da Poggio. Noi vorremo seguire il percorso originale passando sul spettacolare ponte della Villetta, quindi riprendiamo il cammino da soli anticipando gli altri.
Attraversiamo il piccolo borgo di Pontecosi e poi, sempre su sterrata, proseguiamo parallelamente alla scarpata della ferrovia che si trova più in alto. Incontriamo diverse case con giardini e qualche piccola azienda agricola. In alto il paese di Poggio che raggiungeremo fra un po' e, alla nostra destra, il ponte della ferrovia che da sotto è impressionante. Ad un certo punto lungo un sentiero saliamo verso l'alto fino a raggiungere l'imbocco del passaggio pedonale, sul ponte della Villetta, che corre parallelo e molto vicino ai binari. Costruito tra il 1926 e il 1929, fatto saltare durante la seconda guerra mondiale dai nazisti nella ritirata sulla linea Gotica. Il ponte è alto 54 m, una lunghezza di 410 m ed una larghezza di 5 m. La struttura è composta da 14 arcate. Il passaggio è bellissimo ma ci crea una certa ansia in quanto non sappiamo cosa potrebbe capitare se, durante il nostro passaggio, transitasse un treno… Chissà… Antonella per evitare sorprese corre veloce per ridurre il tempo di attraversamento. Io procedo con più calma cogliendo qualche scorcio per delle foto. Da sopra, il vuoto sotto è impressionante.
Raggiungiamo quindi la fine del ponte in prossimità della galleria della ferrovia. Scendiamo dal livello dei binari per poi risalire rapidamente fino a Poggio. L'inizio di nuova pioggia ci obbliga a coprirci prima di attraversare il borgo. Poi ci avviamo lungo la provinciale per Filicaia per circa un paio di km ponendo attenzione alle molte curve e alle auto in transito.
Con qualche momento di stanchezza, per i chilometri fatti, arriviamo al B&B dove ritroviamo Mattia e Andrea che ci raccontano la loro piccola avventura durante la scorciatoia per Filatelia. Poi, dandoci appuntamento per uscire per la cena, ci avviamo in camera per sistemarci. La struttura è molto bella e ben curata.
Verso le 19 ci ritroviamo nel cortile e ci avviamo verso la pizzeria convenzionata con il B&B. Una pizza e per noi un hamburger con contorno al prezzo di 10 euro. Incredibile che con poco riusciamo a gustarci un buon pasto. I racconti e le risate durante la cena sono inevitabili. Poi momento più serio per capire come comportarci l'indomani. Le previsioni non sono buone soprattutto per i possibili temporali verso il primo pomeriggio. Quindi che fare? Mando un messaggio al gestore del rifugio Nello Conti per capire quali sono le indicazioni che ci può dare. La risposta è quella di evitare assolutamente di salire per rischi di forti temporali. Rimaniamo stupiti per questa risposta. Andrea propone allora, per non rinunciare, di accorciare il percorso utilizzando un taxi o altro per raggiungere Vagli di Sopra e, da qui, riprendere il cammino. Sono molto dubbioso perché non mi piacciono le riduzioni di percorso ma, effettivamente, i 12 km dal B&B a Vagli di Sopra è una distanza che ci costerebbe circa 4 ore su strada asfaltata. Troppo per evitare di arrivare nel primo pomeriggio al Passo della Tambura. Un'altra soluzione sarebbe partire verso le 5 del mattino ma quest'idea la scartiamo già dall'inizio.
Rientrati al B&B ci soffermiamo con la proprietaria che ci propone di portarci lei stessa a Vagli. Questo vorrebbe dire partire comunque verso le 6 saltando la colazione. La proprietaria ci propone di prepararci un sacchettino da portar via. Ci ritiriamo in camera.
Totale : 25,9 km
Dislivello: + 325 mt - 1380 mt
Pernottamento : B&B La collina dei Franchi
Tappa 6 (Poggio ➔ Vagli di Sopra ➔ Campaniletti)
(percorso ridotto al solo tratto da Vagli di Sopra a Campaniletti per previsioni meteo avverse)
Al mattino sveglia come da accordi, zaini in spalla e usciamo nel cortile. Ci vengono consegnati i sacchetti della colazione....E che colazione!!! Ci aspettavamo qualcosa in più ma pazienza. Sembra che la giornata non sia iniziata molto bene. In circa mezz'ora arriviamo a Vagli di Sopra e ringraziamo per il passaggio offerto.
Ci avviamo nel piccolo centro sperando di trovare un bar aperto per una colazione più decente. Niente, assolutamente niente. Ci avviamo lungo una strada asfaltata verso la partenza del sentiero che troviamo dopo un largo spiazzo. In alto le Apuane e, visibili, alcune cave di marmo. Da qui non si riesce ad individuare il Passo della Tambura e nemmeno la via di accesso. La salita inizia in un bel bosco ombroso; noi quattro procediamo con un buon passo.
Appena 15 minuti e ci ritroviamo sulla larga strada sterrata che probabilmente è a servizio dei mezzi che salgono alle cave. Con un ulteriore sentiero evitiamo un tornante ma poi riprendiamo, più in alto, sulla medesima strada. Siamo in arrivo alla prima cava di marmo. E' molto grande. Ci sono varie zone tagliate "a coltello" e poi in fondo una grande galleria con pareti e soffito ben squadrate. Al momento sembra quasi abbandonata non vedendo attività. La aggiriamo per proseguire nel tragitto. Ora la strada è diventata un sentiero che sale con larghi tornanti sul versante della montagna. Cominciamo a localizzare il possibile Passo ma siamo ancora troppo bassi. Mattia e Andrea hanno ora aumentato il ritmo. Il bosco comincia a diradare offrendoci sempre più scorci di paesaggi. Ora cominciamo anche a vedere giù in fondo il lago di Vagli e sulle parete di fronte a noi altre cave in cui si sentono continui rimbombi dovuti a lavorazioni che stanno facendo. Saliamo sempre più in alto ed ecco che, sopra di noi, troviamo il punto sommitale di questa salita: il Passo della Tambura. Lo raggiungiamo ritrovando i nostri compagni. Lo spettacolo ora si apre a 360° da una parte la Garfagnana e da questa parte la vallata che giungendo a Massa ci fa ampiamente vedere il Tirreno con la sua costa che dal Golfo di La Spezia si spinge fin verso Forte dei Marmi e oltre. Il cielo è ancora azzurro con qualche nuvola in formazione, ma tutto tranquillo. Che aspettare? Ci togliamo gli zaini e ci sediamo godendoci questo panorama. Ci sono molti camminatori che stanno salendo da Resceto per poi proseguire con l'ascesa del Monte Tambura. A noi basta essere arrivati qua. Ci fermiamo per un tempo sufficiente a mangiare qualcosa e a riposare. C'è ancora abbastanza tempo. Non abbiamo notizie degli altri 5 compagni che potrebbero essere in fase di salita.
Verso le 14 circa decidiamo di ripartire. Mattia e Andrea ci hanno già anticipato di una decina di minuti. La discesa si svolge lungo una mulattiera fino a raggiungere un altro punto famoso di questo cammino: la Finestra Vandelli.
Poco prima della Finestra la strada si divide: se si scende si arriva a Resceto (percorso di domani); se si sale si passa dalla Finestra e si prosegue fino al Rifugio Nello Conti.
Il percorso ora si svolge lungo uno stretto sentiero dove in alcuni punti sono presenti alcuni gradini. Intorno a noi alcuni pinnacoli rocciosi che fanno pensare al nome della località " I campaniletti". Eccoci nel punto più alto dove si apre la vista sul rifugio Nello Conti che coincide con la conclusione della tappa di oggi. Sulla terrazza che dà sulla vallata ci sono alcune persone tra le quali Mattia e Andrea. Chiediamo al gestore se ci può indicare la camera. Quindi saliamo con solo il necessario in quanto lo zaino e il resto deve rimanere al piano terra. C'è una sola camerata e pertanto saremo tutti insieme questa notte. Prima di salire riusciamo a darci una rinfrescata e a cambiarci al bagno, che si trova all'entrata del rifugio. Poi il tempo peggiora in modo veloce e alcuni temporali scaricano a suolo una bella quantità di pioggia. Che dire? Siamo stati fortunati. E il resto della compagnia che fine ha fatto? Ci giungono alla fine le varie notizie. Il gruppo di Cesena (Lisa, Silvia, Luca e Sara) si sono ritirati. Alcuni già dal mattino e altri dopo aver subito la pioggia. Rosanna sappiamo bloccata con il malleolo rotto. Rimane la coppia più giovane (Raimondo e Arianna) che sappiamo essere partiti di buon mattino. Attendiamo in rifugio (al caldo) mangiando una pasta con il ragù e un buon caffè. Fuori dalla finestra scende copiosa la pioggia. Di fronte a noi le cime e a circa metà della parete si intravede una vecchia mulattiera utilizzata per raggiungere la cava di marmo e per il trasporto dei blocchi.
Ogni tanto arriva qualche avventuroso completamente bagnato dalla pioggia. In particolare una coppia, che ricordiamo, completamente sprovvista di qualsiasi indumento di protezione dalla pioggia o di ricambio. Indossavano pantaloncini e canottiera e scarpe da ginnastica....ma niente di più. Arrivati al rifugio hanno chiesto qualcosa per asciugarsi e poi, finita la pioggia, sono ripartiti con dei fogli di giornali per coprirsi. Che strano modo di affrontare la montagna!!!.
Dopo poco giungono anche i due nostri compagni che immediatamente si asciugano e si cambiano e poi ci raggiungono. Ci raccontano della loro avventura e di aver cominciato a scendere dal Passo già sotto il diluvio. Arianna ci racconta la paura nel passaggio sulle rocce pensando di temere di non uscirne viva.
Ora siamo tutti in rifugi sorridenti per aver ormai completato il cammino e ci godiamo questa serata in allegra compagnia. Tra racconti e storie personali di lavoro e famiglia. Tra le varie cose ricordiamo con gioia l'idea di Mattia di disegnare sulla tovaglietta di carta. Estrae dallo zaino matite e colori e ci propone l'idea di "raccontare" la nostra avventura sul cammino. Ognuno di noi dovrà disegnare la cosa che gli ricorda maggiormente l'esperienza fatta. Pertanto ad un iniziale contributo di Mattia seguirà il lavoro di tutti gli altri ottenendo un quadretto molto colorato.
Giungiamo all'ora di cena. A noi sei si sono aggiunti una coppia che dormiranno in tenda posizionata nella piazzola alla Finestra Vandelli. Questa sera zuppa di cereali con patate e carne come secondo. Qualche altro momento passato insieme con Andrea che si improvvisa cantante con la chitarra e poi ci ritiriamo in camera. Domani sarà l'ultimo giorno di cammino e la tappa ci porterà fino a Massa. Abbiamo ricevuto anche conferma dell'arrivo del resto della nostra famiglia a Massa (Andrea con Elena e Federica). Partiti questa mattina passeranno qualche giorno al mare e ci ritroveremo tutti insieme anche con Mattia e Chiara.
Ora però è il momento di riposare.
Totale : 18,7 km --> ridotti a circa 5 km per previsioni meteo avverse
Dislivello: + 1445 mt --> -300 mt = 1145 mt
Pernottamento : Rifugio Nello Conti
Tappa 7 (Campaniletti ➔ Marina di Massa)
Dopo una notte in cui non sono riuscito a dormire molto, verso le 6 mi alzo in silenzio e scendo. Vorrei fare qualche foto con l'alba. Fuori fa abbastanza fresco e all'orizzonte i colori si stanno accendendo. La posizione del rifugio è tale che non permette un panorama aperto ma si riesce a vedere solo una porzione di litorale con il mare. Qualche foto e risalgo.
Ormai è tempo di sveglia per tutti. Ci prepariamo e scendiamo in sala per la colazione. Tutto è pronto. Usciamo dal rifugio raccogliendo le ultime cose e riassettiamo lo zaino. Cogliamo l'occasione per una foto di gruppo, noi sei con i gestori.
Partiamo in momenti diversi rispettando le coppie di formazione. Quasi ad indicare che il cammino è uno solo ma che i modi e i tempi sono diversi. Riprendendo il percorso di ieri ritorniamo alla Finestra Vandelli poi al bivio cominciamo a scendere. Più in alto il Passo della Tambura. Ora il percorso segue la storica mulattiera lastricata che, con lunghi e numerosi tornanti, scende verso valle fino a Resceto. E' impressionante ricordare quale sia stato il lavoro fatto per la costruzione di questa importante via di comunicazione. Quante persone hanno lavorato a questo progetto. Pensiamo anche al continuo lavoro di manutenzione che molti volontari compiono tutti gli anni per tenere in ordine.
Man mano che scendiamo incontriamo molti gruppi di camminatori che stanno salendo. Ne contiamo a decine.
In circa un'ora arriviamo a Resceto e il gruppo si è ricomposto. Un paio di amici hanno raggiunto Arianna e Raimondo. Erano partiti insieme ma ad un certo punto del cammino avevano rinunciato. Nel piccolissimo centro di Resceto, dove la strada provinciale finisce, troviamo un piccolo bar al quale ci fermiamo per un caffè. Chiacchieriamo con l'anziano gestore sulla vita in questo luogo. In futuro lo ritroverò ancora a gestire il bar a conclusione di alcune mie escursioni in bici da Massa. Sarà sempre occasione di simpatici incontri.
Riprendiamo e ora seguiamo la lunga strada asfaltata (poco trafficata) passando da Gronda. Se fino a questo punto il torrente era in secca ora il torrente, che scende dalla Val Renara , sta immettendo molta acqua. A Gronda ci fermiamo per una sopraggiunta voglia di panino di Mattia. La sosta si sta prolungando un po' troppo e noi decidiamo di ripartire. Più avanti anche i nostri percorsi si diversificheranno. Noi abbiamo deciso di evitare il lungo percorso su strada asfaltata che sta diventando noiosa. Quindi dopo Redicesi, al bivio, risaliamo per poi immetterci sul sentiero che con forte pendenza riprende quota. Il sentiero corre lungo un costone erboso e poi boscoso fino a raggiungere la frazione di Casette e poi su strada asfaltata arriviamo a Caglieglia. I due borghi sono costruiti in alto rispetto al fondo della vallata dove scorre il Frigido, il fiume di Massa. Ora fa caldo e a qualche fontana ci rinfreschiamo. Rimaniamo sempre in costa e poi raggiunta Canevara scendiamo a livello della strada asfalta che rimane al di là del Frigido. Noi proseguiamo lungo un sentiero sempre nel bosco e con i continui saliscendi (sentiero delle miniere), che a volte ci appaiono infiniti e molto stancanti, arriviamo in vista di Massa. Arriviamo alle prime case lungo un viottolo. Al ponte di ferro attraversiamo il Frigido e raggiungiamo la chiesa di San Martino. Siamo arrivati a Massa. Siamo d'accordo con Mattia che ci raggiungono con l'auto per un saluto prima di recarsi al lavoro. Entrando nel centro della città, un po' prima dell'Arco del Salvatore, ci viene incontro Mattia e Chiara. Ci salutiamo e questo incontro rafforza l'idea di essere riusciti a concludere felicemente questa bella avventura. Avventura che rimarrà sempre viva nei nostri ricordi. Vista l'auto ne approfittiamo per scaricare un po' di peso dallo zaino (indumenti sporchi, scarponi e quant'altro non più necessario). Ci salutiamo e ci diamo appuntamento nel pomeriggio alle Vele dove, finalmente arrivati al mar Tirreno, concluderemo ufficialmente la Via Vandelli.
Poco avanti ad una trattoria vediamo seduti Andrea, Mattia e gli altri. Ci invitano a mangiare con loro ma rinunciamo in quanto vorremo proseguire fino al mare e abbiamo ancora circa 6/7 km. Ci riserviamo di sentirci nel pomeriggio per la conferma di una pizza tutti insieme. Dopo il Duomo passiamo in Piazza Aranci dove sostiamo per un breve spuntino con una coppa di gelato e frutta fresca. Un paio di foto per ricordare il nostro passaggio con gli zaini e riprendiamo. Lungo via Roma scendiamo verso il mare. Quasi in fondo al viale una deviazione ci porta sulla ciclabile del Frigido e la seguiamo fino alla sua foce. Poi giriamo e arriviamo al piazzale delle Vele, il famoso monumento al mare realizzato in marmo di Carrara. La Via Vandelli è giunta alla sua piena conclusione. Vorrei scendere in spiaggia per togliermi le scarpe e lo zaino e bagnarmi i piedi come a suggellare definitivamente il nostro arrivo e l'impossibilità di proseguire oltre. Ma l'ora di ritrovarsi con Mattia è arrivata. Peccato mancava proprio questo momento ma non si può aver tutto. Mattia è arrivato, depositiamo gli zaini in auto e ci dirigiamo a casa sua dove alloggeremo nei prossimi giorni. Ci incontriamo con Federica, Elena ed Andrea in compagnia dei nostri cagnolini Nice e Ragù. Ci sistemiamo e riposiamo trovando il tempo di raccontare ampiamente quanto vissuto in questi giorni. A pensarci....ma la caviglia in quale stato di salute si trova?? Diciamo che non mi ha mai creato grossi problemi ma risulta un po' dolorosa come alla partenza. Forse sarà il caso, una volta arrivati a Verona, di fare un controllo. La sera la concludiamo in compagnia mangiando una pizza da Mattia. Poi una breve passeggiata insieme fino all'addio definitivo quando alla fermata decidono di prendere il bus per rientrare a Massa dove alloggiano. Per loro domani il rientro e il ritorno alla vita di tutti i giorni. Noi rimarremo ancora un paio di giorni per gustarci il mare. D'altronde abbiamo fatto circa 180 km di strada per vederlo!!
Al prossimo cammino.
Totale : 18,3 + 6,3 km
Dislivello: + 530 mt - 1910 mt
Pernottamento : casa da Mattia