Via Lauretana
Loreto - Assisi
Loreto - Assisi
PROLOGO
Anche quest'anno è giunto il momento di riprendere in mano i nostri piccoli progetti, per avventurarci lungo i percorsi dei cammini in Italia.
Da circa 6 mesi facciamo parte dei volontari della Fraternità di Betania di Verona come volontari presso la mensa dei poveri. A fine Aprile siamo stati invitati a partecipare al Convegno della Fraternità a Loreto dove abbiamo trascorso tre giorni a contatto con questa nuova realtà comunitaria. Abbiamo conosciuto molti altri aspetti di Loreto che non conoscevamo e, da questa esperienza e dai giorni vissuti a Loreto, è nata l'idea di percorrere il Cammino Lauretano, ossia il percorso che collega Assisi a questa località di forte spiritualità mariana.
Quest'anno abbiamo collocato il periodo ideale ai primi giorni di giugno per evitare il caldo che potrebbe subentrare verso la metà del mese. Quindi, dopo aver acquistato la guida del cammino, ci dedichiamo con un certo anticipo a stabilire le tappe e le date del nostro cammino. Contattiamo anticipatamente anche le accoglienze, in modo da stabilire con certezza la disponibilità del pernottamento e della possibile cena.
Per il materiale nessun problema ma dobbiamo sempre fare i conti con il controllo del peso dello zaino. Cosa non sempre così immediata ed il rischio di portar via qualcosa in più (perché "non si sa mai") è sempre in agguato.
Per il viaggio optiamo come sempre per l'utilizzo dei mezzi pubblici ed in questo caso il treno.
Stabiliamo anche che il luogo di partenza non sarà Assisi verso Loreto (percorso della guida e quello più logico essendo il cammino Lauretano) ma l'inverso con partenza dunque da Loreto. Questa scelta ha essenzialmente due motivi: uno legato al trasporto in quanto la linea ferroviaria Verona - Loreto è quella più lineare per iniziare, ma anche perché siamo molto legati ad Assisi e questa località ci sembra il nostro punto di arrivo più vicino ai nostro desideri. Questa nostra scelta ci creerà qualche problema sul percorso in quanto le indicazioni sono state posizionate secondo la direzione Assisi-Loreto e non viceversa. Quindi treno Verona - Bologna, Bologna-Ancona ed infine Ancona-Loreto.
Tutto pronto e così domenica 2 giugno (il giorno precedente alla partenza per la prima tappa) partiamo da Verona. Il viaggio si presenta alquanto lungo sia per i chilometri percorsi ma soprattutto per le soste durante i due scali di Bologna e Ancona. Finalmente verso le 17.00 arriviamo alla stazione di Loreto. Ora ci aspetta la prima salita che dalla stazione a valle ci porta sulla collina dove è situata Loreto.
Entrati dalla porta Marina (porta ad Est) ci coglie l'idea di passare ad una visita veloce alla Basilica, prima di recarci alla struttura dove dormiremo. Nell'iniziare la piccola via che porta alla piazza della Basilica ci si presenta una sorpresa straordinaria che non ci aspettavamo. Si tratta di Fra Francesco della Fraternità di Betania di Verona che si trova a Loreto per qualche giorno di ritiro. L'abbraccio è diretto e spontaneo. Ci fà presente che la Basilica è in fase di chiusura e se vogliamo facciamo ancora in tempo. Quindi ci lasciamo con un caloroso saluto e ci rechiamo all'interno del Santuario mariano. Non avendo molto tempo per soffermarci all'interno della Santa Casa, verso le 19 ci rechiamo all'alberghetto per farci dare la camera. Il nostro pensiero è quello di ritornare in Basilica il mattino seguente per partecipare alla messa delle 07.00.
Quindi dopo una rinfrescata ci facciamo dare indicazioni per una trattoria dove poter cenare senza spendere molto. Dopo cena facciamo due passi per visitare Loreto di sera e per digerire prima di recarci a letto. Con i pensieri ormai proiettati alla prima tappa di domani ci addormentiamo.
Tappa 1 (Loreto - Recanati - Montelupone - Macerata)
Come primo appuntamento della giornata è quello di partecipare alla messa delle 7.
Pertanto ci alziamo molto presto e ci avviamo con buon passo verso la piazza principale di Loreto. Tutto è ancora avvolto nella tranquillità e pace. Ancora non si vede la presenza dei turisti. Entrati nella Basilica e poi all'interno della Santa Casa ci sistemiamo seduti per terra in attesa dell'inizio della celebrazione. In questo momento vediamo arrivare Fra francesco che, tirando il proprio trolley, si posiziona lateralmente in meditazione. Non ha notato la nostra presenza e, vedendolo assorto in una silenziosa preghiera, non lo disturbiamo. Pochi minuti dopo esce da questo luogo Santo, probabilmente di fretta per il rientro a Verona, lasciandoci soli.
Poco dopo inizia la Messa, partecipata insieme a pochi altri fedeli. Conclusa la celebrazione e fatto un'ulteriore visita di questo luogo ci affrettiamo a rientrare nella struttura per far colazione.
A conclusione recuperiamo gli zaini in camera e, usciti, iniziamo il cammino cercando le prime indicazioni. Ci dirigiamo inizialmente lungo la via che conduce fuori Loreto e poi in direzione di Recanati. Lasciamo la strada principale e scendendo verso una piccola valle, ai piedi di Loreto, cominciamo un percorso su strade secondarie e poco trafficate. Raggiunto il fondo della valle cominciamo a risalire e la vista comincia ad aprirsi verso le colline coltivate a girasole. Dietro a noi il lungo degradare delle campi fino a raggiungere il litorale adriatico.
Siamo già in vista di Recanati che vediamo davanti a noi dopo circa un paio di ore di cammino da Loreto. Prima di entrare nella cittadina "leopardiana", ad un piccolo negozio acquistiamo della frutta e, poi, entrati nella cittadella ci sediamo su una panchina nella piazza principale dove è situata la statua del poeta.
Facciamo una sosta di circa una mezz'ora e, al termine, riprendiamo con l'intenzione di attraversare tutto il centro per visitare i luoghi storici di Leopardi. Concludiamo il percorso al "Colle dell'infinito" per poi ritornare indietro verso il punto iniziale della nostra entrata a Recanati. Da quì si scende passando un piccolo quartiere di Recanati chiamato Castelnuovo ed infine ci dirigiamo verso il convento dei Passionisti.
Il percorso continua diritti fino alla Costa dei ricchi e ci arriviamo dopo una lunga salita sempre su strada asfaltata ma poco trafficata. Proseguiamo ora in leggera discesa per qualche chilometro immersi in un paesaggio prevalentemente di campagna con qualche isolata casa o aziende agricole.
I campi sono coltivati e spesso si notano le piccole piante di girasole in fase di crescita. Ora il fondo stradale si alterna tra asfalto e sterrato.
In una ripida discesa sterrata il piede sinistro cede su uno strato sassoso e scivolo causandomi una slogatura. Il colpo è stato sufficientemente energico da causarmi uno stato di dolore acuto e nei primi metri mi accorgo che faccio fatica a camminare. Mi fermo e cerco di capire cosa fare. Scelgo di indossare la cavigliera che ci siamo portati via per allentare il dolore e proviamo a riprendere il cammino.
Raggiungiamo Sambucheto e sento che il dolore non passa anche dopo l'utilizzo della pomata. Ci fermiamo per una sosta prima di intraprendere gli ultimi chilometri (circa 7) per Macerata. Riprendiamo su una strada stretta ma non troppo trafficata. Raggiunta la sommità ridiscendiamo per ulteriori strade secondarie fino a intravedere in alto Macerata. IL dolore alla caviglia si fa sempre più forte.....ma ormai ci siamo. In realtà sembra di non riuscire a raggiungere la città in breve tempo in quanto, nonostante la vediamo sempre sulla nostra destra e vicina, la strada ci obbliga a compiere un percorso molto lungo ed in leggera salita.
Arriviamo in centro in prossimità del teatro Sferisterio (uno dei principali monumenti di questa città). Ora dobbiamo chiedere informazioni riguardanti la posizione della struttura dove alloggeremo la notte. Sappiamo che si trova vicino alla stazione ferroviaria ma, come sempre, una volta arrivati è sempre difficile localizzare il punto esatto soprattutto per la stanchezza accumulata. Inoltre oggi il dolore alla caviglia mi sta mettendo in una situazione di poca lucidità e non vedo l'ora di arrivare. Riceviamo le informazioni da alcuni residenti e ci avviamo.
Raggiungiamo l'edificio. Si tratta di una grande struttura che fornisce accoglienza per chiunque ne abbia necessità (studenti, lavoratori, ecc.). C'è anche la possibilità di cenare. Ci registriamo e ci rechiamo alla nostra camera che si trova al quarto piano. Ci sistemiamo e poi una bella doccia. Poi cerco di massaggiarmi la caviglia e di spalmare ancora la pomata. Non sembra gonfia ma di certo il dolore non è finito.
Decidiamo di uscire per visitare Macerata, ma prima ci rechiamo a cenare presso la sala da pranzo di questa struttura. Conclusa la cena usciamo e ci avviamo verso il centro storico non molto lontano. E' un bel centro molto curato con varie piazze e palazzi storici. Il centro vero e proprio si trova all'interno di una cinta murata. Simbolo della città è il Sferisterio un particolare teatro all'aperto a forma di mezza luna. Costruito nei primi anni del 1800 (inaugurato nel 1829) ha un struttura architettonica neoclassica. Usato per opere teatrali ma anche per concerti.
Il centro è molto animato con trattorie e ristoranti ma anche con molti bar. Verso le 21 rientriamo in camera in quanto ho bisogno di far riposare la caviglia. Cerchiamo di addormentarci ma, purtroppo, la presenza di una scolaresca di adolescenti non ci fa dormire per continui rumori e porte che si aprono e si chiudono sul corridoio. All'una di notte decido di chiamare la reception per avvertire e per chiedere di intervenire. Finalmente dopo mezz'ora tutto rientra nella normalità e finalmente ci addormentiamo sfiniti.
Totale : 23,4 km
Dislivello + 770 mt - 600 mt
Pernottamento : Domus San Giuliano
Tappa 2 (Macerata Tolentino)
Al risveglio cerco di capire lo stato di "salute" della mia caviglia ma non sembra che ci siano grandi miglioramenti anche se il dolore non è preoccupante.
Scendiamo per la colazione in struttura e poi, recuperati gli zaini, ci avviamo alla ricerca delle prime in indicazioni. Le troviamo appena fuori della Domus quindi lungo strade cittadine più o meno trafficate a quest'ora del mattino ci avviamo verso la pianura in quanto Macerata si trova a circa 315 m s.l.m..
Lungo una lunghissima strada scendiamo anche ripidamente fino a raggiungere la provinciale che collega Macerata a Civitanova Marche, quindi lungo questa direttrice arriviamo al paese di Sforzacosta.
Il paesaggio in questo tratto e coltivato soprattutto sulla zona collinare mentre nella parte finale troviamo diverse zone artigianali e industriali. Ci troviamo ora nella pianura maceratese ad una quota di circa 145 m s.l.m.
Ci fermiamo per una sosta presso un bar anche per "verificare" lo stato della caviglia. Ancora dolorante ma sia la cavigliera che la pomata, che ogni tanto utilizzo, cominciano ad allentare il fastidio e in me aumenta la consapevolezza di poter ancora procedere senza grossi problemi.
Appena dopo Sforzacosta giriamo ad un grande incrocio in direzione del complesso dell'Abbazia di Fiastra. Questo luogo si trova fuori dal percorso della Via Lauretana e la guida lo indica come un luogo molto bello. Pertanto decidiamo di fare questa piccola deviazione per la visita. Quindi risaliamo lungo la strada asfaltata, molto trafficata, fino a scollinare e poi ridiscendere e raggiungere un bivio dove il percorso della via procede sulla nostra destra mentre procedendo sempre avanti si arriva a Fiastra. In poco meno di mezz'ora abbiamo raggiunto l'Abbazia che si trova all'interno di una riserva naturale. Dalla strada asfaltata ci si immette lungo un viale alberato e sterrato.
L'Abbazia ha origini molto antiche. Da fonti documentate risulta la nascita di un primo nucleo intorno 971 d.C. ma poi a partire dal 1142, con la donazione del sito ai monaci cistercensi, si inizia con maggior vigore la costruzione del complesso.
Essendo una zona molto paludosa i monaci dedicarono molto lavoro e impegno per la bonifica delle terre situate intorno, rendendole coltivabili. Dopo alcuni periodi alternati tra declino e ristrutturazioni varie, nel 1985 i monaci che nel frattempo avevano lasciato il luogo per qualche decennio, sono ritornati a Fiastra e vi si sono stabiliti fino al 2018.
La struttura, come la vediamo ai giorni nostri, è composta dall'Abbazia con il monastero e il bellissimo chiostro. Tutto il complesso è visitabile. Altre strutture che fanno parte del complesso ma sono "staccate" dalla struttura dell'abbazia, sono ora adibite a ristoranti bar e negozi di souvenir. Essendo arrivati intorno a mezzogiorno, dedichiamo parte del tempo per una giusta pausa pranzo. Poi facciamo la visita dell'Abbazia (vedi il link sotto indicato).
In questi primi giorni comincia a far caldo e ci accorgiamo ben presto di trovarci al limite tra il periodo "mite" e quello estivo con temperature che possono veramente creare una situazione di disagio nell'affrontare un cammino.
Ma il complesso dell'Abbazia è immerso in un fresco bosco e rimaniamo molto volentieri a riposare sotto le fronde al riparo dal calore del sole del primo pomeriggio. Quindi cerchiamo di bere molto e rinfrescarci prima di partire.
Riprendiamo il cammino ritornando sulla precedente strada e fino all'incrocio a circa 1 km da Fiastra. Si risale quindi un po' per raggiungere una zona collinare interamente coltivata a grano. Giriamo ora in direzione di Tolentino su strada secondaria seguendo un andamento saliscendi fino a raggiungere la superstrada SS 77 della Val di Chienti che collega Foligno a Civitanova Marche. La stradina segue parallelamente la superstrada SS 77 ed in alcuni punti la si attraversa da una parte all'altra attraverso sottopassi ed un cavalcavia. Proprio in corrispondenza di uno di questi passaggi perdiamo le indicazioni e ci dirigiamo verso la provinciale strada SS 77. Ci accorgiamo che abbiamo sbagliato e ad un incrocio chiediamo informazioni per Tolentino. Forse abbiamo formulato la domanda in modo errato, forse abbiamo trovato la persona meno indicata a fornirci indicazioni per un il percorso corretto.....sta di fatto che ci suggerisce di procedere lungo la statale.
Essendo il primo pomeriggio ci troviamo a procedere su una strada molto trafficata sotto un bel caldo. Pazienza questo fa parte del gioco e del sapersi perdere, sperando che capiti solo raramente. Capiremo che è difficile ottenere indicazioni corrette dai residenti in quanto non conoscono molto spesso i percorsi dei cammini e anche perché non sono camminatori e seguono sempre strade più veloci e brevi per transitare con mezzi di trasporto.
Passiamo vicino all'imponente castello della Rancia del XII secolo famoso per la battaglia di Tolentino del 1815, ora di proprietà del comune di Tolentino. La struttura è utilizzata per il museo Civico Archeologico. Procediamo avanti fino a raggiungere un centro commerciale dove acquistiamo della frutta che consumiamo in loco approfittando per una breve sosta prima di entrare in città.
Sentiamo ora la stanchezza e il caldo che in questo momento raggiunge i 30°C. Ripartiamo sapendo che non manca molto (circa un paio di chilometri) e infatti in poco tempo raggiungiamo il centro storico di Tolentino. Chiediamo informazioni e raggiungiamo anche la Basilica di San Nicola dove si trova l'accoglienza per questa sera. All'interno della basilica incontriamo il responsabile, dell'ordine degli Agostiniani che ci porta presso la foresteria dove si trova una camerata comune con annessi i bagni e le docce. La struttura non è bellissima ma almeno ci offre le condizioni essenziali per il nostro riposo.
Ci sistemiamo come sempre e, vista l'ora, riusciamo a riposare un po'. Verso le 18.00 usciamo e ci rechiamo in Basilica per partecipare alla messa. Alla fine della celebrazione il padre ci invita ad una breve visita dell'interno dell'edificio sacro ma soprattutto al Cappellone dove si trovano le spoglie di San Nicola e dove è possibile ammirare le maestose decorazioni pittoriche delle pareti e della volta. Sono raffigurati gli evangelisti, le Virtù, scene della vita della Madonna ed infine scene della vita di San Nicola. Che dire.....nonostante tutto sia in fase di ristrutturazione (ci sono molte impalcature) lo spettacolo è veramente stupendo. Anche la navata principale è maestosa.
Ringraziamo molto per questa visita e poi usciamo per recarci a mangiare qualcosa. Il centro di Tolentino non è molto grande ma merita di ricordare la piazza con il palazzo comunale e la torre degli orologi e molto altro che purtroppo per il tempo e l'ora non riusciamo a vedere. Tutta la cittadina ha subito gli eventi del tremendo terremoto del 2016. L'esperienza è ancora molto viva nei residenti e le strutture delle case e dei palazzi sono evidenti i forti danni. Si notano dappertutto sistemi di tiranti, puntelli e quant'altro necessario per tenere uniti i muri.
Ci fermiamo con alcuni cittadini che ci raccontano quei tristi momenti ma oggi sono alquanto delusi per una situazione di abbandono da parte delle istituzioni che dovevano attivarsi nel tempo per eseguire i lavori di ristrutturazione delle case. Ci raccontano le loro storie, l'abbandono delle loro case per la paura di ulteriori scosse di terremoto e poi il loro doloroso rientro che ha sicuramente riacceso i ricordi di quei momenti vissuti.
Tutto ci appare in una situazione ancora molto "sospesa", una lunga attesa di un futuro migliore ancora lontano.
Tolentino rappresenta per noi il luogo iniziale di un percorso immerso in queste terre terremotate. Lungo il cammino troveremo ancora zone "risanate" ma molte altre decisamente abbandonate. Ma di questo vi racconteremo strada facendo.
Per la cena scegliamo una soluzione semplice in una pizzeria al taglio. Ci sediamo all'esterno e ripensiamo a quanto i cittadini di Tolentino stanno vivendo. Poi ulteriore giro nel centro ed infine rientriamo in camera dove ci rendiamo conto di essere soli per la notte. Meglio cosi perché la notte scorsa è stata veramente difficile. Ora ci addormentiamo.
Totale : 22 km
Dislivello + 300 mt - 370mt
Pernottamento : Convento San Nicola
Tappa 3 (Tolentino - Belforte del Chienti - Camerino)
Nella giornata di oggi abbiamo pianificato il congiungimento delle due tappe centrali (la terza e la quarta) in quanto il percorso da Tolentino a Belforte del Chienti è di soli 8,4 km. La giornata quindi sarà abbastanza impegnativa ma ci sentiamo abbastanza in forma e lo stato di salute della mia caviglia non è più così critica. Appena alzati raccogliamo tutte le nostre cose, anche quelle distese ad asciugare dopo il lavaggio di ieri. Quando possiamo e le condizioni della struttura lo permettono, ci dedichiamo del tempo per dare almeno una sciacquata agli indumenti usati.
Prepariamo gli zaini ed usciamo per andare a fare colazione. Troviamo un bar proprio nella piazzetta di fronte alla Basilica di San Nicola. Poi, finita la colazione, dalla piazza usciamo verso l'esterno della cinta muraria cittadina e ci troviamo di fronte al "ponte del diavolo" che dobbiamo attraversare per riprendere la Via Lauretana.
Questo ponte "Deve il suo nome alla leggenda secondo la quale il costruttore, viste le notevoli difficoltà che stava incontrando nella realizzazione dell’opera, fece un accordo con il diavolo per essere aiutato, in cambio però dell’anima del primo essere vivente che fosse passato sul ponte. San Nicola, saputo di questo patto, si presentò al posto del costruttore, lanciò una forma di formaggio lungo il ponte, inducendo un cane a seguirla e beffando così il diavolo.(https://www.tolentinomuseicivici.it/project/ponte-del-diavolo/)". Lo attraversiamo passando sull'altra riva del fiume Chienti e ci portiamo dall'altra parte della riva. Ora abbiamo una vista ampia sulla città di Tolentino e, mano a mano che risaliamo sulle colline, il panorama si apre sulla parte terminale della Val di China intravedendo tra la vegetazione le rive del Lago delle Grazie.
La salita si fa abbastanza ripida. Risaliamo quindi sulle dolci colline dove notiamo molte zone coltivate e delimitate da aree boscose. Percorriamo una stradina agricola molto tranquilla e molto in ombra. Arrivati ad un incrocio, ben segnalato da indicazioni, scendiamo ripidamente verso Belforte del Chienti che raggiungiamo dopo un sottopasso della superstrada SS 77.
Arrivati all'incrocio troviamo un piccolo negozio di generi alimentari ed acquistiamo un panino con prosciutto che mangiamo sulla panchina situata all'esterno. Concluso il gustoso pranzo riprendiamo seguendo ora la SS 77 fino a Caccamo e poi, oltrepassando la diga del Lago di Borgiano, ci sistemiamo su una panchina a osservare il tranquillo bacino artificiale. In questo momento siamo avvicinati da un signore, sicuramente residente del posto che ci racconta con molta tristezza della storia di questi territori dopo il terremoto. Sconsolato, ci riferisce di una realtà territoriale senza futuro in quanto nessuno sta investendo nulla e molte persone stanno abbandonando le loro case. Molte strutture sono ormai compromesse e inagibili e molte persone sono costrette a vivere nelle baracche. C'è né accorgeremo strada facendo notando molti piccoli villaggi con costruzioni in legno post terremoto. Queste notizie ci rattristano molto.
In procinto di ripartire, su consiglio di questo signore decidiamo di fare una piccola variante per visitare il borgo ormai abbandonato di Pievefavera. Dopo una breve salita arriviamo al borgo e notiamo quanto precedentemente descritto e cioè la presenza di molte case non più agibili. Tra le vie della piccola frazione non vediamo nessuno.
Ad una fontana ci rinfreschiamo per il caldo delle prime ore del pomeriggio. Lasciamo il paesino scendendo leggermente ma rimanendo comunque alti rispetto al livello del Lago di Borgiano. Di fronte a noi, oltre il lago, una grande cava che segna come una grande ferita il dorso della montagna. Le coltivazioni, ora, sono interamente coltivate ad olivo. Poi ci addentriamo in una zona molto boscosa e fresca. Scendiamo ora verso la SS 77 in località Valcimarra e all'incrocio ci troviamo di fronte una bella fontana. Occasione per riempire le borracce e rinfrescarci ulteriormente.
Riprendiamo poco dopo sapendo che il percorso per arrivare a Camerino è ancora lungo e ci aspetta un tratto di salita abbastanza lungo. Infatti dopo circa un chilometro lasciamo la statale per risalire passando accanto ad una cava. La strada è sterrata e si inoltra in una vallata. Risalendo con passo più lento a causa della pendenza ad un piccolo incrocio riprendiamo il fiato. Siamo presso la chiesa isolata di Pielapiaggia. Continuiamo sul percorso e raggiungiamo la sommità della dorsale in località Capolapiaggia. La salita è conclusa e ormai siamo in vicinanza di Camerino ma, al momento, non riusciamo ancora a vederlo in quanto la zona è molto boscosa.
Lungo la discesa passiamo vicino ad un recinto con delle pecore e notiamo che due cani maremmani ci vengono incontro abbaiando con forza. Per fortuna che il recinto è molto alto e pertanto ci sentiamo molto al sicuro ma non ci azzardiamo ad avvicinarci più di tanto. Vedendo che ci allontaniamo i due cani si allontanano andando a sdraiarsi sotto le piante nella loro postazione di prima. probabilmente da quel punto riescono a controllare tutto il territorio. Che dire hanno sicuramente svolto il loro dovere.
Passiamo vicini anche all'isolato convento dei frati Cappuccini di Renacavata. Poco avanti ci fermiamo sul bordo strada per una sosta, di fronte ci appare Camerino adagiato su un colle.
Mi accorgo di avere un macchia di sangue sulla calza, probabilmente nella discesa un rametto si è infilato nella scarpa. Nel voltarmi verso la strada vedo passare l'auto di Google Maps che sta fotografando. A casa potremmo rivederci immortalati in questo punto. Dopo aver mangiato qualcosa riprendiamo il nostro cammino per entrare finalmente a Camerino. La cittadina è molto famosa per la presenza di una rinomata università e rappresenta un centro di studio per molti giovani che vivono in questo territorio. Nell'avvicinamento verso Camerino incontriamo un ragazzo che sta facendo un tratto del percorso. Ci racconta che fa parte della Confraternita D Santiago di Compostela e si sta dirigendo al convento dei Cappuccini dove alloggerà per la notte. Lo ritroveremo la mattina seguente in uscita da Camerino.
Entrando nella città vediamo molte strutture segnate dal terremoto del 2016. Molte le strutture utilizzate per rinforzare i muri perimetrali. Il centro storico della città e "off limits" ed è stato dichiarato zona rossa quindi non più aperto al pubblico. Una pattuglia dell'esercito sorveglia le varie entrate evitando l'entrata soprattutto dei turisti e dei curiosi.
Come sempre alla conclusione della tappa facciamo fatica a trovare facilmente la struttura dell' accoglienza per la sera. Chiediamo, pertanto, informazioni per localizzare la posizione e per raggiungerla in breve tempo. Nel frattempo anche l'incontro con un ex postino di Camerino, che dopo 3 anni ha trovato il coraggio per ritornare a verificare la situazione, è occasione per "ascoltare" ulteriormente racconti di una vita ormai segnata da quei tristi avvenimenti. La sua è un'ulteriore storia di una forzata "emigrazione" in altri paesi e anche questo nuovo incontro crea, soprattutto in Antonella, forti emozioni. Lo lasciamo, purtroppo, nei suoi pensieri e ci avviamo verso il convento.
Arriviamo nel momento in cui si sta celebrando la messa e allora, seduti su una panchina del cortile, attendiamo per non disturbare. Alla conclusione ci viene incontro la suora responsabile che ci dà indicazioni e ci mostra la nostra camera. Notiamo che nel cortile c'è un'altra coppia di ospiti. Ci vengono incontro e ci presentiamo. Sono due pellegrini (Mario e Pinuccia di Monza) che stanno compiendo il nostro identico cammino. Con immensa gioia per aver finalmente incontrato altre persone (fino ad oggi abbiamo visto solo un pellegrino che andava nel senso opposto al nostro), ci diamo appuntamento per cenare insieme. Ci prendiamo quindi il tempo per sistemarci e rinfrescarci.
Verso le 19 usciamo e ritroviamo i nostri nuovi compagni. Ci rechiamo in un ristorante/pizzeria vicino. La serata trascorre, come spesso accade, mangiando bene e chiacchierando molto in un clima di grande serenità. Questi incontri sono veramente delle belle occasioni che arricchiscono la nostra esperienza sui cammini ed in questo ci sentiamo sempre meno soli. Li ricorderemo negli anni.
Rientriamo in tarda serata in quanto bisognosi di riposare. Ci diamo appuntamento per il mattino ma, come spesso accade, ognuno decide il momento più adeguato per riprendere secondo le proprie esigenze di tempi e ritmo. E anche questo appartiene alla bellezza di quanto stiamo facendo.
Totale : 8,4 + 18 km
Dislivello + (270 +750) mt - (140 +440) mt
Pernottamento : Convento Suore Carmelitane
Tappa 4 (Camerino - Colfiorito)
La colazione alla mattina è preparata dalle suore in un piccolo locale asservito ai pellegrini. Prima però partecipiamo alle Lodi insieme alle suore. Poi ci ritroviamo con Mario e Pinuccia per la colazione molto "essenziale" ma fatta con il cuore. A conclusione del veloce "pasto mattutino" e prima di rientrare in camera per preparare gli zaini, ci appuntamento diamo con i nostri compagni per un sicuro incontro lungo il cammino.
Siamo pronti per partire e salutiamo la piccola comunità delle suore per l'accoglienza data.
Il nostro primo desiderio di oggi è quello di attraversare il centro storico di Camerino (dove è possibile) prima di riprendere il percorso vero. Nell'attraversarlo, lungo le vie, troviamo sempre più palazzi "rinforzati" da cinture in acciaio e legno. Tutti i principali negozi, bar e trattorie sono completamente chiuse se non abbandonate. Le chiese sono chiuse e non troviamo nessuna occasione per una visita. Quindi usciamo e ci dirigiamo verso la parte inferiore della città, percorrendo una lunga strada secondaria che segue le mura cittadine arrivando così ad un incrocio.
Non vediamo molte indicazioni della Via Lauretana e prendiamo la direzione opposta ed errata. Purtroppo c'è ne accorgiamo dopo circa un chilometro...e facciamo subito inversione (mi arrabbio un po per aver perso tempo utile). Ritornati all''incrocio iniziale proseguiamo in direzione opposta trovando più avanti le corrette "frecce" direzionali. Dobbiamo tener conto che noi stiamo percorrendo in senso contrario il cammino e, molto spesso, le indicazioni non sono posizionate ambo i sensi.
Arrivati nei pressi dell'ospedale di Camerino utilizziamo un sentiero, in mezzo ai prati verdi e fioriti, accorciando così il percorso ed evitando anche il lungo tratto di strada asfaltata.
Raggiungiamo la località di Morro e rientriamo sulla strada principale che porta al valico nei pressi di Galagna Alta. Al valico un forte vento ci obbliga a ripararci all'interno di un piccolo capitello. La guida ci dà indicazione per il passaggio per il piccolo borgo di Galagna Alta. Dal valico ci spostiamo sulla stradina che porta al piccolo centro.
Arrivati non troviamo nessuno e l'unico rumore che sentiamo (lo ricorderemo) è quello della fontana. Tutto intorno desolazione e case distrutte dal terremoto. Cerchiamo il proseguimento del percorso oltre il piccolo centro ma i risultati sono nulli anche perchè non ci sono indicazioni. Decidiamo di ritornare verso il valico e riprendere la provinciale fino a Bavareto.
Lungo la strada alcuni pellegrini che percorrono la strada in senso opposto. Con loro ci scambiamo qualche informazione sul percorso e poi il consueto augurio del "buen camino".
Arrivati a Bavareto cerchiamo una buona zona per una sosta ma la frazione non offre niente di particolare e non trovando nulla proseguiamo. Arrivati al cimitero e trovando un posto tranquillo ci fermiamo per pranzare e scaricare gli zaini dalle nostre spalle.
Abbiamo la necessità di consumare un buon caffè ma al momento questa possibilità sembra remota, ma magari più avanti riusciamo a trovare un bar. Riprendiamo il percorso fino a raggiungere Serravalle del Chienti con un centro decisamente più animato. Troviamo un piccolo bar e ci sediamo per un gelato ed un caffè.
Controllando la guida siamo a circa 8/9 km da Colfiorito ed un dislivello di 100 m, quindi circa un paio d'ore. Dopo un'ora riprendiamo il percorso dapprima su una stradina molto tranquilla per poi immetterci sulla provinciale SS 77 (la stessa che abbiamo trovato a Tolentino e sulla quale abbiamo percorso alcuni chilometri) per un breve tratto. Dopo 500 m abbandoniamo ancora questa strada principale per immetterci sulla SP 50 in direzione di Taverne e Colfiorito che vediamo all'orizzonte.
Siamo sul conosciuto altopiano di Colfiorito, famoso per la coltivazione delle lenticchie ma, purtroppo, più volte ricordato per il terremoto del 1997 e 2016. Il panorama si apre sulla vastità di questa piana con campi a ortaggi, lenticchie e patate. Non mancano però le distese di prati fioriti con un'esplosione di mille colori Spiccano su tutto i papaveri, i fiordalisi, la camomilla e molti altri fiori che non conosciamo. Al momento le lenticchie non sono ancora fiorite.
Raggiungiamo la piccolissima frazione di Taverne e, dopo averla velocemente attraversata, appena fuori ci sediamo presso la cappellina di San Giovanni Battista per un riposino all'ombra.
Anche oggi il caldo si fa sentire. Alla nostra sinistra in lontananza sempre Colfiorito che ci aspetta ma noi non abbiamo fretta. Un'oretta per rimanere tranquilli a gustarci il riposo e poi decidiamo di ripartire un po' per arrivare all'accoglienza parrocchiale di questa sera e anche per ritrovare Mario e Pinuccia che sappiamo aver scelto anch'essi tale struttura.
Passiamo a fianco della chiesa di Santa Maria di Plestia, costruita sulle rovine dell'antico insediamento romano di Plestia appunto. Ci troviamo esattamente sul confine tra Marche e Umbria sul confine delle diocesi di Foligno, Nocera Umbra e Camerino. Purtroppo non è possibile visitare la piccola chiesa in quanto chiusa. Proseguiamo fino ad arrivare a Colfiorito trovando la struttura che cercavamo. Questa volta è stato facile soprattutto perché Colfiorito non è grande.
Ritroviamo finalmente Mario e Pinuccia e, mentre attendiamo il parroco, ci scambiamo le esperienze fatte nella tappa di oggi. Tra le varie cose ci spiegano che dopo Galagna Alta sono riusciti a trovare il sentiero per scendere a Bavareto ..... ma quante difficoltà incontrate tra sentiero non segnato e terreno non facile da percorrere. Per fortuna che abbiamo scelto di scendere lungo la strada.
E' arrivato il parroco che si presenta con molta simpatia e disponibilità Ci porta al piano superiore e ci mostra le camere. Ci diamo appuntamento più tardi per partecipare alla messa. Intanto prendiamo "possesso" dei letti (camerate con letti a castello) e ci prepariamo per una doccia.
Anche oggi accoglienza spartana ed essenziale ma sufficiente. Partecipiamo poi alla messa. Siamo noi quattro con altre due signore di Colfiorito. Celebrazione semplice e molto familiare.
Per la cena scegliamo di andare poco distante al ristorante/pizzeria Plestina, anche perché consigliato dal parroco che certamente conosce il territorio e i luoghi dove mangiar bene.
Come ieri sera cena deliziosa in allegra compagnia. Nel menù non sono mancate le patate di Colfiorito. Ritorniamo verso le 22 alle camere e ci diamo appuntamento per la mattina molto presto per fare colazione alle 7 circa al bar di fronte. Domani penultima tappa.
Prima di addormentarci pensiamo a quanto percorso fino ad oggi e alla fortuna di aver sempre trovato un tempo ideale e camminato in territori con paesaggi stupendi. Ripenso anche alla slogatura della caviglia e alle preoccupazioni nate appena dopo il piccolo incidente. Tutto sommato riesco a camminare abbastanza bene, qualche piccolo dolore ancora ma pomata e cavigliera mi danno un cero sollievo. Tra questi pensieri ci addormentiamo.
Totale : 23 km
Dislivello + 640 mt - 600 mt
Pernottamento : Locanda Emmaus (parrocchia)
Tappa 5 (Colfiorito - Spello)
Come dalle decisioni di ieri sera ci svegliamo molto presto a al mattino, verso le 6. Ci vestiamo e riassettiamo gli zaini per essere pronti a partire, ma li teniamo in camera.
Usciamo quindi all'esterno della casa dove Mario e Pinuccia ci attendono già e ci rechiamo al bar che sta di fronte a noi per la colazione. Il paesaggio è ricoperto da una leggere nebbiolina che crea un'atmosfera fiabesca. Il bar è già frequentato da persone che si stanno recando al lavoro ed è molto rifornito con brioche e tanto altro. Ci sediamo e, dopo aver ordinato Cappuccio e cornetto, consumiamo il nostro primo pasto della giornata.
Ritiriamo gli zaini in camera e riprendiamo il cammino. Alla partenza mi fermo un attimo per riaggiustare le legatura delle scarpe, in modo da non aver problemi durante il percorso. Durante questa pausa i nostri compagni procedono più avanti e da questo momento non lì vedremo più per qualche ora. Ma questo fa parte della libertà che ciascuno ha nell'affrontare un cammino.
Ci avviamo verso la periferia di Colfiorito e ci troviamo subito ad aggirare la grande palude. Si tratta di un bacino lacustre protetto per la presenza di torbiere, ricchezza naturalistica per varie specie vegetali e uccelli. Percorriamo un tratto di pista ciclo/pedonale ed il lago è parzialmente nascosto da un folta vegetazione che non ci evita però di scorgere qualche uccello.
Lasciamo la ciclabile e cominciamo a risalire per raggiungere Forcatura. A questo punto sbagliamo la direzione e saliamo molto sul colle anziché tenerci sulla stradina che sale più regolare. Ci alziamo notevolmente su un sentiero nel bosco folto e, probabilmente saliamo sulla cima del Monte Palarne dove la vegetazione si riduce a semplici arbusti.
Ora non troviamo nessuna indicazione e non ci sono tracce di sentiero. Istintivamente capisco che dobbiamo scendere verso sinistra per riprendere il percorso corretto. Ci avviamo e dopo circa 15 minuti ritroviamo la via. La stradina è immersa in un boschetto che ne delimita i bordi laterali. All'esterno grande zone coltivate e dedite a pascolo. Risaliamo ancora e il paesaggio appare molto più aperto con prati molto fioriti. Veramente uno spettacolo di colori.
Alla chiesa della Madonna di Ricciano svoltiamo per risalire nuovamente sulla dorsale. Il percorso è molto bello su strada sterrata dove non troviamo quasi nessuno, solo grandi zone prative sempre molto fiorite. Ad un bivio ancora una piccola esitazione ma recuperiamo il sentiero in poco tempo. Poco avanti passiamo accanto ad un piccolo villaggio di casette in legno, forse costruite per il turismo estivo. Poco più avanti vediamo i nostri compagni Mario e Pinuccia che raggiungiamo.
Procediamo insieme il cammino e questo diventa occasione di condividere molto delle nostre esperienze. Troviamo dei ragazzi che sono impegnati nel lavoro in un campo e ci fermiamo a parlare con loro della loro attività e ci spiegano anche le difficoltà di un futuro difficile vissuta in queste zone dopo i vari terremoti che hanno segnato particolarmente le strutture ma, soprattutto, gli animi della gente. Ci dicono che ormai molti se ne sono sono andati lasciando le terre e le loro case. Rimangono solo anziani che non riescono più a sostenere il lavoro agricolo.
Arriviamo alla frazione di Sostino e alla fontana ci rinfreschiamo durante una piccola sosta. Ora la strada comincia a scendere ripidamente ed arrivati a Santa Lucia troviamo un piccolo negozio di alimentari e gastronomia e ci regaliamo una gustosa sosta con panini con prosciutto crudo. Fra l'altro fuori ci sono anche dei tavolini dove poterci sedere comodamente. Un buon caffè chiude questa serene pausa.
Ci avviamo per raggiungere Pale che non dista molto. Il borghetto è molto piccolo ed è famoso per l'inizio del percorso naturale alle cascate del Menotre. Percorso immerso in una folta e umida vegetazione che scende parallelamente al torrente. Qualche foto lungo le cascate e poi riprendiamo verso Belfiore che si trova all'inizio di questa vallata.
Ora il paesaggio comincia a trasformarsi e dai luoghi collinari e boscosi raggiungiamo zone più artigianali. A Scanzano salutiamo i nostri compagni in quanto loro seguiranno il percorso per arrivare a Foligno mentre noi continueremo verso Spello.
Ora il caldo si fa sentire molto soprattutto perché ci troviamo nelle prime ore del pomeriggio. Abbiamo bisogno di fare una sosta più consistente, bere e magari gustarci un gelato che non guasterebbe al proseguimento della giornata.
Passiamo oltre il fiume Topino che scende da Nocera Umbra. Questo fiume è ricordato da Dante nel XI canto del Paradiso facendo riferimento alla vita di San Francesco. Raggiungiamo San Giovanni Profiamma e vicino alla chiesa troviamo un parco giochi ombroso. Vicino anche un piccolo bar, ghiotta occasione per una lunga sosta. Ci togliamo anche scarpe e calze per far riposare i piedi. Fino ad adesso abbiamo percorso circa 20 km su 27 e quindi siamo ad un buon punto della tappa. Non trovando una fontana chiedo ad' una insegnante della vicina scuola materna, se mi può riempire la borraccia ma non vengo esaudito. Pazientiamo e dopo una bella pausa ci rimettiamo le scarpe e ci rechiamo al bar per bere qualcosa e mangiare un fresco gelato.
Chiediamo informazioni per il proseguimento del cammino al gestore del bar. La guida prevede un'ulteriore salita verso Treggio per poi scendere in vista di Spello. Il caldo e la stanchezza ci inducono all'errore e accettiamo il consiglio evitando la salita e aggirare il colle passando più a sud. Brutta scelta che ci fa fare un giro infinito allungando il percorso ma soprattutto passando in zone non molto belle dal punto di vista paesaggistico.
Dopo un'ora abbondante riprendiamo il percorso originale ai piedi di Treggio. Ora comincio a sentire molto la stanchezza ma ci avviamo con ancora un buon passo verso Spello che raggiungiamo alla porta Consolare che coincide con l'inizio del centro storico. Noi passiamo ai piedi di Spello passando più a nord. Quindi risaliamo la via per arrivare a destinazione presso il piccolo convento.
Al convento, come già accaduto la scorsa volta, riceviamo una bella accoglienza da parte delle suore Francescane. Dopo la sistemazione ci siamo messi nel giardinetto dove, oltre aver disteso alcuni indumenti precedentemente risciacquati, abbiamo goduto della tranquillità del piccolo convento.
Il pomeriggio trascorre nel riposo assoluto rimandando eventuali visite di Spello che conosciamo già.
Prima della cena la partecipazione al momento della preghiera comunitaria.
Durante la cena, essendo da soli come ospiti, abbiamo dialogato a lungo con una giovane suora su vari temi che riguardano la loro vita e quella nostra vissuta in famiglia.
Dopo cena siamo rimasti un po' fuori ad osservare il tramonto e poi ci siamo ritirati nella nostra camera. Domani sarà la nostra ultima tappa e vorremo concluderla percorrendo una variante al percorso originale. Già in altre occasioni non siamo riusciti a vedere o solo passare vicini all'antica Abbazia di San Benedetto del Subasio che si trova verso Assisi. Per arrivarci dovremmo risalire oltre Spello verso la cima del Subasio e compiere un percorso trasversale evitando la cima stessa. Ma ci penseremo domani vedendo come ci svegliamo.
Totale : 24,6 km
Dislivello + 400 mt - 920 mt
Pernottamento : Convento Piccolo San Damiano
Tappa 6 (Spello - Assisi)
Sveglia mattutina per partecipare al momento di preghiera e poi colazione nel convento.
Gli zaini sono pronti e fatti i saluti e i ringraziamenti per la bella accoglienza ci avviamo. Come prima cosa, vista la pigrizia di ieri pomeriggio, vogliamo fare un giro nel centro storico di Spello per ammirare i vicoli tutti adornati di piante e fiori. Ne vale la pena per la bellezza di questo borgo medioevale mantenuto intatto. Case e palazzi son veramente curati nella maggior parte del centro.
Usciamo dal borgo nella parte più alta (Porta Montanara) in direzione dell'acquedotto romano. In questo punto il percorso della guida indica di svoltare a sinistra mantenendo la direzione di Assisi e rimanendo in quota, evitando la salita al Subasio. Noi invece seguiremo una variante e ci avviamo seguendo la stradina che porta al Monte Subasio. In questo modo dovremmo seguire alcuni sentieri (speriamo di trovarli strada facendo) per passare da San Benedetto del Subasio che si trova un po' più in alto. Questo primo tratto lo conosciamo già in quanto percorso qualche anno fa per la attraversata Assisi- Spello con salita al Subasio. Ora lo percorriamo in senso contrario.
La salita è abbastanza ripida e in un'ora raggiungiamo un bivio dove ci troviamo in difficoltà nel capire quale direzione prendere. Vediamo appena davanti a noi due persone che sembrano del posto e a queste chiediamo informazioni. Ci consigliano di prendere un sentiero e noi, convinti, ci avviamo. Siamo immersi in un bosco con piante non troppo alte, probabilmente quercete e carpino. Mano a mano che procediamo, però, ci vengono dei dubbi vedendo che il sentiero scende, ma siamo pazienti e fiduciosi e continuiamo. Quando arrivati su una larga sterrata ci accorgiamo che l'indicazione ricevuta non era corretta, ormai è troppo tardi. Peccato, sarà per la prossima volta. Quindi non ci resta, ma a malincuore, procedere verso Assisi.
Ora il paesaggio passa da vegetazione boschiva a coltivazioni sempre più ampie di olivi. Incontriamo le prime abitazioni di Assisi e poco più avanti ritroviamo Mario e Pinuccia.
Come nella tappa di ieri li raggiungiamo e proseguiamo insieme fino ad Assisi. Entriamo da Porta Nuova in direzione della Basilica di Santa Chiara. Nella piazza un paio di foto insieme e poi ci dividiamo in quanto le strutture, dove alloggeremo, sono diverse. Ci diamo appuntamento per la cena di questa sera. Cerchiamo subito l'indirizzo della camera scelta e per arrivare attraversiamo il centro storico fin a dopo la piazza del comune. La troviamo e ci presentiamo alla proprietaria che, dopo la registrazione, ci consegna le chiavi. Abbiamo prenotato per un paio di giorni in modo da aver abbastanza tempo per fare tutte le visite di Assisi, con calma e tranquillità. Nei giorni scorsi le varie tappe ci hanno "impegnati" per la maggior parte della giornate con ritmi intensi. Ora ci diamo altri tempi, più tranquilli.
Per la cena abbiamo scelto una trattoria vicino alla nostra camera. Ci siamo ritrovati con gli alti compagni di cammino. Abbiamo passato veramente una bella serata e, come sempre, mangiato molto bene. Poi quattro passi in centro per vedere il centro di Assisi in veste serale. A quest'ora il centro è molto più tranquillo in quanto non c'è l'assalto del turismo di massa. Poi ci ritiriamo per riposare. Ora c'è anche il tempo di ricordare quanto vissuto nei giorni scorsi e magari, in futuro, riuscire a mettere nero su bianco anche questa bella esperienza.
Totale 12, 5 km
Dislivello + 450 mt -340 mt
Pernottamento : Camere Martini
Nei giorni, a disposizione dopo il cammino, ci organizziamo per dedicare alcune visite dei luoghi cari a San Francesco presenti ad Assisi ed in particolar modo San Damiano. Questo luogo, conosciuto da molti come l'origine della conversione di Francesco, e tra quelli che ci sono più cari in assoluto. Qui ci siamo recati fin dal primo mattino, del primo giorno, per cogliere quei momenti in cui le visite turistiche siano minime o assenti; in questi momenti è possibile trovare un clima di maggior silenzio e pace. Poi ritorniamo nel centro di Assisi per la visita a Santa Chiara, a San Ruffino e alla Basilica dove dedichiamo l'ultimo tempo rimanente della giornata. All'esterno della Basilica abbiamo la sorpresa dell'incontro con una delle protagoniste, nonché ideatrice, di alcuni cammini da e verso Assisi. Con lei ci avventuriamo in una bella chiacchierata concernente i cammini.
Per il secondo giorno il tempo a disposizione è concentrato sulla partenza da Assisi e per dirigerci, a piedi, verso Santa Maria degli Angeli dove prenderemo il treno per rientrare a Verona. Avendo un paio di ore libere, ci rechiamo a visitare la Basilica di Santa Maria dove si trova la Porziuncola, altro luogo caro e fondamentale nella vita di San Francesco. Per il ritorno con il treno niente di particolare. Ricordiamo sempre un viaggio abbastanza lungo cadenzato dai vari scali ad Arezzo, Firenze e Bologna. In questo tempo tanti pensieri e memorie........