Cammino Francescano Rimini - La Verna
"Laudato si', mi' Signore, per frate vento et per aere et nubilo et sereno et onne tempo, per lo quale a le tue creature dài sustentamento. "(Laudato Sii - San Francesco)
"Laudato si', mi' Signore, per frate vento et per aere et nubilo et sereno et onne tempo, per lo quale a le tue creature dài sustentamento. "(Laudato Sii - San Francesco)
Prologo
Il periodo 2020/2021 è stato terribilmente segnato dalla pandemia che ha colpito il mondo intero ma da qualche mese sembra che la situazione sia migliorata. Non ci troviamo più in una condizione di emergenza e le attività umane sono normalmente riprese in tutte le realtà : lavoro, attività sociali e tempo libero. La gente, durante la pandemia, sembra aver riscoperto la voglia di muoversi all'aperto e immergersi negli ambienti naturali. Abbiamo memoria di una moltitudine di persone che incontravamo a camminare o in bici intorno ai nostri quartieri e fuori nella campagna. Questo un po' per la voglia di uscire da un periodo di chiusura nelle case ma anche per la voglia di socializzare. Negli anni a venire scopriremo che forse questa gran "sete" di libertà e movimento ha causato una situazione di "esasperata ricerca" di consumare l'ambiente di ogni genere: mare, montagna e città. Per noi, da sempre in "movimento", quest'anno si è rilevato molto positivo nelle attività all'aria aperta. Il cammino di San Francesco Assisi-Rieti e l'Alta via 2 della Val d'Aosta ci hanno regalato momenti indimenticabili e paesaggi di assoluta bellezza. Volevamo concludere questo periodo con un cammino un po' più "leggero" considerando i molti chilometri già percorsi ( circa 300 km). Volevamo anche percorrere un cammino "spirituale" sui passi di San Francesco. L'idea iniziale era quella di percorrere il cammino Francescano della Toscana, da Firenze a La Verna, ma le strutture a ottobre non risultarono aperte, almeno quelle tra le montagne. Pertanto nella ricerca abbiamo trovato il cammino Francescano Rimini - La Verna. Fin dall'inizio ci sembrava strano una partenza da Rimini essendo una località molto turistica e situata sul mare. Poi le letture sulla vita di San Francesco e, in particolare la sua presenza storica in questi luoghi, hanno maggiormente motivato la nostra scelta.
Bene, ora serve pianificare il periodo e le modalità inerenti a trasporti e accoglienze. Il mese di ottobre è da sempre il periodo migliore per potersi muovere per clima e turismo.
Completata la fase di preparazione arriva il momento di partire. Il meteo non sembra tra i migliori ma decidiamo di tentare. Come trasporti la scelta di utilizzare i mezzi pubblici risulta sempre ideale, soprattutto per percorsi di questo tipo dove la partenza e l'arrivo non coincide nello stesso punto ma addirittura in province e regioni diverse. Il giorno precedente alla partenza della prima tappa lo utilizziamo per la trasferta da Verona a Rimini. Arriviamo intorno a tarda mattina e ci rechiamo dalla stazione all'albergo dove dormiremo (niente cena). Poi ci rechiamo a mangiare qualcosa e a fare un giro sul litorale romagnolo più famoso. Il tempo è molto brutto: molto vento, un po' di pioggia e il mare si presenta con onde molto alte. In spiaggia tutto ormai sembra pronto per poter resistere all'inverno. Tutti i bagni chiusi. Ma come si sa il mare d'inverno ha sempre il suo fascino forse per la mancanza di folla, cosa che a noi piace molto. Verso sera riusciamo a partecipare alla messa e poi ci rechiamo a cenare. Non ci sono molte persone in giro ma, per la presenza di un evento "rally" nei dintorni, troviamo i pochi ambienti aperti un po' affollati. Riusciamo a trovare posto e a mangiare un buon piatto di spaghetti con le vongole. Ulteriori quattro passi dopo cena e poi ci ritiriamo in camera.
Pernottamento: Albergo Italia Rimini
Tappa 1 (Rimini – Villa Verucchio)
Al mattino la sveglia ci invita a dare subito uno sguardo alla situazione meteo. Da quanto riusciamo a vedere ha smesso di piovere e il cielo appare con una certa copertura nuvolosa. Ci prepariamo un po' di colazione e, sistemati gli zaini , scendiamo dalla camera e usciamo dall'albergo.
Ripercorriamo il tragitto di ieri fino al grande incrocio della stazione ferroviaria. La nostra prima tappa è il Tempio Malatestiano, ossia il Duomo, che rappresenta il vero punto di partenza di questo cammino. Il nome deriva dal fatto che tale costruzione fu rinnovata completamente dai Malatesta. Ci arriviamo al mattino presto e osserviamo che la cittadina di Rimini è ancora addormentata. Poche persone in giro ma soprattutto sportivi che corrono tra le vie. Visitiamo il Tempio nella sua grandezza dove sono presenti molte opere pittoriche e scultorie. Spiccano le varie tombe della famiglia dei Malatesta.
Dal Duomo percorriamo un lungo e diritto viale (unico ma che ad ogni incrocio assumerà nomi diversi) che ci porterà fino alla periferia estrema di Rimini. Alla grande rotonda superiamo inizialmente la linea ferroviaria e poi l'autostrada. Ci immettiamo su una strada meno trafficata fino ad incontrare sulla destra un viale alberato con una scalinata finale che in breve ci porta al Santuario di santa Maria delle Grazie. E' appena finita la messa e dopo aver atteso l'uscita dei fedeli entriamo per la visita. La chiesa non è molto grande e tra i vari simboli cristiani, con immagini e sculture, troviamo molto presente il ricordo di San Francesco. Sono i primi segni che ci indicano il passaggio del Santo in questi luoghi.
Riprendiamo il percorso seguendo inizialmente la strada asfalta che collega il Santuario ai paesi vicini. Poi attraverso strade sterrate o secondarie percorriamo un tratto collinare fino ad arrivare prima a San Lorenzo al Monte ed infine a Vergiano.
Ora siamo sulla provinciale Marecchiese che collega Rimini a Sansepolcro in provincia di Arezzo. Prima di attraversa la provinciale per riprendere il percorso verso il fiume Marecchia è nostra intenzione fermarci per mangiar qualcosa. Da ora e fino a Villa Verrucchio non troveremo nulla altro. Appena vicino all'incrocio troviamo un piccolo bar dove ordiniamo e gustiamo una buona piada con prosciutto crudo. Completiamo con un buon caffè prima di riprendere. Ma che spettacolare piada!!.
Dalla provinciale ci dirigiamo verso il fiume Marecchia dove ci immettiamo sul percorso ciclo-pedonale. Questo lungo tratto di 10 km non è tra gli ambienti più spettacoli che abbiamo incontrato fino ad oggi. Si tratta di una sterrata che corre parallela all'alveo del fiume e in alcuni tratti lascia intravedere scorci sul Marecchia, sul lato destro, e su alcune zone lacustri ,sul lato sinistro.
Oltrepassiamo la deviazione per il grosso paese di Sant'Arcangelo di Romagna che vediamo su un'altura alla nostra destra oltre il fiume Marecchia. Noi proseguiamo sempre avanti.
La vegetazione è composta da piccoli alberi e molti arbusti. Nessuna coltivazione o zone agricole di altro genere. Arrivati nei pressi del centro golf "Rimini Villa Verrucchi", che troviamo sulla nostra sinistra, ormai siamo arrivati alle porte di Villa Verucchio. Dalla ciclabile e attraverso il parco pubblico raggiungiamo il centro del paese e, attraversata la provinciale Marecchiese; andiamo diritti risalendo sulla collina. Dopo circa 2 km arriviamo alla nostra destinazione: il Convento di Santa Croce. Il convento si trova in una zona collinare molto fuori dal centro abitativo e sulla strada in direzione del borgo storico di Verucchio. Ci presentiamo all'interno del chiostro e il frate responsabile ci accoglie fornendoci le indicazione per l'utilizzo della struttura. Il convento è considerato il più antico luogo francescano dell' Emilia - Romagna. Qui Francesco si sarebbe fermato, durante il viaggio da Rimini a San Leo, per un periodo di preghiera. La legenda vuole che Francesco abbia piantato il suo "bardone" (bastone per il cammino) e da questo sia nato il cipresso. Pianta che ora troviamo all'interno del chiostro ormai molto cresciuto e visitato da moltissimo pellegrini e non solo.
La nostra stanza è inserita nella struttura della foresteria e comprende diverse camere con letti a castello e, al piano terra, un salone con una piccola cucina, luogo adatto probabilmente ad attività per gruppi. Siamo gli unici ospiti.
Ci sistemiamo e poi ci rechiamo all'esterno per visitare il luogo. Ci sediamo sulla gradinata della chiesa, situata all'esterno del convento, per goderci gli ultimi raggi di sole e attendere l'ora della messa.
La sera ci prepariamo una veloce cena e poi ci ritiriamo in camera. Le previsioni non sono ottimistiche ma speriamo che domani mattina il tempo sia buono e, magari, senza pioggia.
Totale : 22,2 km
Dislivello + 415mt - 291mt
Pernottamento : Convento Santa Croce
Tappa 2 (Villa Verucchio – San Leo)
Con la sveglia del mattino ci rendiamo conto che la situazione fuori non è ottimale. Infatti sta piovendo molto. Decidiamo quindi di attendere una fase di miglioramento o almeno di poca pioggia. La tappa di oggi non è lunghissima e questo ci permette di prendercela con più calma. Camminare sotto il diluvio non è nei nostri desideri. Con calma prepariamo tutto e facciamo un po' di colazione, riuscendo a prepararci qualcosa di caldo. Fuori ancora pioggia. Rimaniamo ancora indecisi su cosa fare. Ci dispiacerebbe fermarci proprio oggi visto che i prossimi giorni le previsioni non sono così "cattive".
Una breve pausa delle precipitazioni, almeno nella quantità più che nella conclusione, ci invoglia a partire o almeno a provare a partire per verificare strada facendo come si evolverà la situazione. Ci copriamo bene compresi gli zaini. Usciamo dal nostro alloggio e seguiamo la strada asfaltata.
Dopo circa un km lasciamo la strada e seguiamo le indicazioni per una stradina sterrata. Simo ai piedi del borgo di Verucchio.
Su una stradina lastricata, risaliamo arrivando alla piazza centrale del piccolo centro. Il centro, di antiche origini, ha trovato il suo massimo sviluppo in epoca medioevale. Molto carina la piazza principale con i palazzi che fanno da linea perimetrale.
Piove ancora e, visto il tempo e la scarsa colazione di questa mattina, decidiamo di fermarci al riparo.
Il tempo non volge verso un miglioramento, ma ora non piove tantissimo.
Camminiamo e, man mano che procediamo, sembra che le precipitazioni siano meno decise. Seguiamo la strada che scende dal borgo verso il fondo della Val Marecchia fino a raggiungere una zona industriale chiamata "Dogana" e poi scendiamo verso la provinciale Marecchiese, ora molto trafficata, che seguiamo per un paio di km fino a raggiungere l'inizio della località di Gualdicciolo, dove, nel piccolo centro commerciale, ci fermiamo ad un bar per un pranzo anticipato. Non sarebbe l'ora più indicata ma questa mattina ho un appetito particolare. Mi possono offrire oltre al dolce solo un toast...pazienza. Quando me lo consegnano mi accorgo che non è cotto e chiedo pertanto se è possibile rimetterlo nella tostiera. Strano… non avevo fatto richieste particolari. Poi un caffè e riprendiamo.
Dal centro commerciale ora il percorso da seguire si inoltra verso le rive del fiume Marecchia quindi lontano dal traffico. Bene!!! Il cielo è molto nuvoloso ma non piove. Il percorso segue una sterrata utilizzata come pista ciclo-pedonale. La seguiamo per alcuni chilometri. All'inizio di questa ciclabile è visibile sul lato destro, oltre il Marecchia, l'eremo della Madonna di Saiano arroccata su un scoglio roccioso. Poi passiamo da Pietracuta e sempre avanti fino al ponte della Maddalena. Il paesaggio in questi luoghi non merita molte attenzioni e spesso troviamo molte zone recintate con reti rosse da cantiere segno che si stanno facendo lavori di sistemazione o altro.
In località ponte della Maddalena troviamo le indicazioni per il proseguimento ma, per attraversare la strada in sicurezza, abbiamo dovuto percorrere il ponte nella sua lunghezza. Attraversata la strada sul passaggio pedonale e poi siamo ritornati indietro fino alle indicazioni al bivio. Ora ci troviamo immersi in una zona boschiva lasciando ancora la zona trafficata. Ora cominciamo a salire decisi; dobbiamo raggiungere quota collinare. Camminiamo, su strada sterrata, lungo una bella dorsale con radure sempre più ampie e zone coltivate. Troviamo alcune abitazione agricole fino a raggiungere un bivio dove troviamo l'indicazione per Sant'Igne. Si tratta di una breve deviazione che ci permette di visitare uno dei conventi francescani più antichi: luogo in cui Francesco si sarebbe fermato con fra Leone la sera prima di giungere a San Leo. Il luogo è molto bello e intimo e anche il panorama è molto ampio sulla val Marecchia. Peccato solo che è chiuso e, quindi, la visita si limita a vedere la parte esterna.
Siamo quasi arrivati a San Leo e, una volta che la sua vista ci si presenta di fronte a noi, cogliamo l'occasione per fermarci e mangiare qualcosa. Davanti a noi la rocca del borgo a picco sulla vallata. Ai piedi dello scoglio roccioso un cantiere, probabilmente attivo per le manutenzioni varie e messa in sicurezza della parete del roccione.
Ci troviamo sulla stradina asfaltata che ci porta fino all'entrata nel borgo che raggiungiamo nel primo pomeriggio. Al borgo ci si arriva lungo una strada sospesa per giungere la Porta di Sopra: unica via di accesso. Appena dopo si apre il borgo passando da una prima via per poi immetterci nella piazza principale dove troviamo la Pieve di S. Maria Assunta e il palazzo dove San Francesco ottenne in regalo il Monte della Verna dal conte Cottani da Chiusi.
Proseguiamo oltre la piazza per recarci all'alberghetto dove alloggiamo.
Strada facendo troviamo la bellissima Cattedrale di San Leone. Decidiamo di andare a sistemarci in fretta per poi riuscire a visitare bene questi luoghi. Così arriviamo a destinazione e ci facciamo dare la camera.
Una volta aver completato le nostre piccole attività post cammino. Usciamo per addentrarci con maggior disponibilità per vedere un po' quanto il borgo ha da offrirci. Ci accorgiamo, una volta giunti alla cattedrale, che questa sta per essere chiusa e rimaniamo stupiti in quanto sono sole le 17. Riusciamo appena a fare un paio di foto dalla porta secondaria, poi basta. Abbiamo un po' più tempo da dedicare all'altra chiesa di Santa Maria, ma si tratta di pochi minuti. Che fare? In alto vediamo la maestosa Rocca ma esitiamo a salire perché sicuramente troveremo chiuso. Decidiamo allora di limitarci alla passeggiata nei vari vicoli (non molti fra l'altro) e arriviamo fino alla punta estrema del borgo dove il panorama si apre sul paesaggio tutto intorno a San Leo. E' anche l'ora del tramonto e tutto intorno a noi si tinge di tonalità sul rosso. Anche le mura dei palazzi e delle chiese assumono colori più accesi. Comincia a far buio e nel borgo si accendono le varie lanterne creando un'atmosfera suggestiva. A quest'ora il turismo non è più presente e godiamo di tranquillità e pace. Non mi risparmio di fotografare i vari angoli di questo incantevole borgo.
E' giunta l'ora della cena e rientriamo nella struttura dove ci viene indicato il tavolo. La cena è squisita e il gestore molto gentile nel raccontarci molto sulla storia di questo borgo e non solo. Poi facciamo un'ulteriore giro per assaporare la vita nel piccolo centro in un'orario diverso. Ormai tutto è avvolto nel silenzio e allora anche noi rientriamo in camera per dormire.
Totale : 22,5 km
Dislivello + 909 mt - 457 mt
Pernottamento : Albergo Belvedere
Tappa 3 (San Leo – Sant'Agata Feltria)
Durante la serata di ieri abbiamo chiesto informazioni riguardo alla fattibilità del passaggio verso la rupe del Maioletto, poco distante da San Leo. Questo passaggio è caratterizzato da un sentiero lungo la sommità di un crinale e regala scorci sui calanchi che scendono ripidi. Purtroppo il terreno è completamente argilloso e in caso di piogge il passaggio è molto pericoloso per la scivolosità. Dai residenti e conoscitori del territorio otteniamo però poche certezze e rimandiamo la verifica del terreno, al momento del passaggio. In effetti nei giorni scorsi ha piovuto ma il sole di ieri potrebbe aver "asciugato" un po'.
Ci alziamo con questa speranza anche perché questo passaggio è quello più critico della prossima tappa.
Ci prepariamo e scendiamo per la colazione. Poi riprendiamo il percorso uscendo da San Leo fino a raggiungere il bivio di ieri. Da questo tratto il nostro sguardo si rivolge verso il crinale dei calanchi. Dopo un tratto di strada asfaltata prendiamo una sterrata che segue l'ondulazione delle colline fino a giungere la località di Poggio. Da qui la vista verso la rocca di San Leo ci regala panorami molto belli. Alla fine delle case la stradina si restringe in prossimità dell'inizio dei campi. Ora il sentiero in questione è davanti a noi. Ci guardiamo e decidiamo di provare a passare. Da zone erbose si passa in un attimo al fondo argilloso che comincia a creare uno zoccolo di argilla sotto le scarpe. Proviamo a procedere ma dopo 10 minuti ci troviamo in una situazione alquanto difficile. Per evitare le argille preferisco camminare il più possibile su cigli erbosi mentre Antonella rimane al centro del sentiero. Ad un certo punto, dove il sentiero si fa anche ripido, la sua capacità di rimanere in equilibrio viene meno e la mia prontezza nell'afferrarla e trascinarla fuori è rapida. Ci rendiamo conto che non è possibile avanzare ancora. In molti tratti il terreno ha la consistenza del sapone. Sotto le nostre scarpe uno zoccolo di circa 4/5 cm.
Decidiamo di sospendere il nostro proseguimento e ritornare indietro. La guida, infatti, ci indica che, nel caso incontrassimo problemi di percorso, si può seguire su una variante più "asciutta". Risaliamo verso Poggio e sull'asfalto cerchiamo di eliminare tutta l'argilla accumulata. Poi sempre su strada provinciale ci avviamo lungo un percorso decisamente più lungo fino a Maiolo. Arrivati a Maiolo lasciamo la provinciale e scendiamo a sinistra. Passiamo davanti all' antico forno comunale, dove si cuoceva il pane per tutto il paese. Seguiamo la strada asfalta fino ad immetterci su una sterrata che velocemente scende perdendo quota. Arriviamo finalmente, in località San Carlo, ad intersecare il sentiero che scende dalla Rocca di Maioletto. Ora siamo sul percorso principale.
In poco tempo raggiungiamo il fondovalle. Di fronte a noi Novafeltria che rimane in alto. Non saliamo in paese, anche per il tempo perso per la variante, ma giriamo a destra rimanendo sulla pista ciclabile che rimane racchiusa tra la provinciale Marecchiese e il fiume. Poi, attraversata la provinciale, ci portiamo in alto verso Torricella. Ora abbiamo bisogno di mangiare qualcosa e magari di un caffè. Non troviamo nulla nel piccolo centro ma, poco dopo, vediamo sulla nostra destra un piccolo centro ricreativo "circolo ARCI" e ci infialiamo dentro per chiedere la possibilità di qualcosa da mangiare e un caffè. Presto fatto e i nostri desideri sono esauditi. Rimaniamo un po' di tempo riposando la schiena per il lungo tragitto (circa 14 km) . Sappiamo ora che il percorso sale e la sosta è fondamentale.
Lasciamo il circolo e proseguiamo su strada asfaltata per un buon tratto. Poi, attraverso una sterrata e campi, saliamo ripidamente lungo stradine agricole. Pensavamo di aver dimenticato il fango per oggi ma, in realtà, non è finita. Il terreno non è composto da argille ma da terra scura impregnata di acqua. Ci sono molte zone dove ristagna l'acqua e il nostro passaggio diventa alquanto difficile. Alcuni tratti in forte pendenza ci obbligano a fare delle deviazioni cercando fondi più erbosi. Risultato: scarpe con la suola appesantita da una coltre fangosa. Durante questo tratto di percorso il panorama si apre su tutta la parte terminale della Val Marecchia. Molte zone coltivate poi tratti di cespugli, ginepri e boschi di roverella. In località Cà Verde lasciamo definitivamente il fango e ci immettiamo in un grande bosco di castagni. Qui troviamo molte costruzioni appartenenti ad una comunità terapeutica. Poi su una bellissima strada sterrata arriviamo sulla sommità della dorsale in località Botticella. Sulla strada provinciale per Sant'Agata Feltria ripuliamo le nostre scarpe dagli ultimi residui di fango. Proseguiamo sulla strada asfaltata in leggera discesa verso al conclusione della tappa. In prossimità dell'antica Pieve della Madonna del soccorso (naturalmente chiusa) prendiamo il sentiero e in poco tempo raggiungiamo le prime case del paese e, poco avanti, il convento dei Cappuccini. Anche oggi la stanchezza si fa sentire e ora abbiamo bisogno di rinfrescarci e riposare. Suoniamo per comunicare il nostro arrivo. Ci accoglie il responsabile che ci porta al piano superiore , dove si trovano le stanze a servizio degli ospiti, e ci indica la camera dove dormiremo. Ci sistemiamo. Alla sera rimaniamo in struttura mangiando ciò che abbiamo negli zaini.
Totale : 20,5 km
Dislivello + 840 mt - 828 mt
Pernottamento : Convento Cappuccini
Tappa 4 (Sant'Agata Feltria – Balze)
Al mattino non abbiamo possibilità di fare la colazione in struttura e quindi, una volta aver preparato tutto, con gli zaini usciamo dal convento e ci dirigiamo verso il centro di Sant'Agata. Troviamo un bar/pasticceria e ci sediamo per un cappuccio e un cornetto. Nei nostri discorsi verifichiamo le possibili difficoltà del percorso di oggi e, controllando la guida, non emergono particolarità particolari tranne un passaggio da un'azienda agricola dove, la presenza di cani da guardiania, ci crea qualche ansia. La guida ci presenta anche una possibile variante ma siamo speranzosi e decidiamo di seguire il percorso principale. Pensiamo che, essendoci un'azienda agricola, non siamo isolati e, sicuramente, sarà presente una figura umana di controllo.
Dal centro del paese, famoso per la raccolta dei tartufi, proseguiamo innanzitutto su strada provinciale ma poco dopo sulla destra ci immettiamo su una strada agricola. Il paesaggio è sempre molto collinare, coltivato ed in parte dedico a pascolo. Alcuni boschi ricoprono le sommità regalando scorci di natura molto particolare. Oltrepassiamo i ruderi dell'antico convento di San Francesco e siamo in vista dell'azienda "Ca l'Abate" dalla quale, anche se siamo ad una certa distanza, sentiamo il forte abbaiare dei cani. Ci siamo....avanziamo mantenendo uno stato di allerta. Poi a circa un centinaio di metri vediamo sopraggiungere tre grossi cani maremmani che ci abbaiono continuamente. In questi casi le indicazioni sono quelle di rimanere vigili ma senza arretrare camminando piano, sempre lungo la direzione da seguire. Ad un certo punto, vedendo la presenza molto ravvicinata dei cani, mi preoccupo ma, proprio in questo momento, appare il proprietario che li richiama indietro. Scambiamo qualche parola con l'allevatore anche per ringraziarlo. L'azienda alleva vitelli da carne e, nella stalla a fianco, entriamo per vedere dei vitellini di recente nascita. Poi, attraverso una zona adibita a pascolo, risaliamo fino a raggiungere la strada provinciale che proviene da Sant'Agata (Madonna di Monte Fontescarino). Proseguiamo ora su questa strada, che corrisponde alla dorsale che divide la Val di Savio dall'alta Val Marecchia, fino a Pereto dove, poco dopo, lasciamo la strada per proseguire su sentiero. Arrivati ad un bivio abbiamo qualche incertezza su come procedere non trovando indicazioni. A questo punto interroghiamo il nostro GPS che ci dà la giusta direzione. Questa procedura la seguiamo solo in alcuni casi d'emergenza cercando di essere molto attenti ai vari segnali e cartelli.
Nel primo tratto di sentiero si sale tra boschi di latifoglie. Ogni tanto le aperture ci regalano scorci di paesaggi infiniti. Il clima è buono con temperature molto miti. Si prosegue poi lungo una strada sterrata passando dalla località Poggio della Croce e poi dalla cappellina Madonna del Piano, dove ci regaliamo una bella sosta.
Continuiamo passando in zone molto aperte con infiniti pascoli di montagna. All'incrocio con la provinciale per Balze giriamo a destra e, poco avanti, svoltiamo a sinistra seguendo le indicazioni per l'Eremo di San Alberico. Su questo tratto di strada, esposto in questo primo pomeriggio al caldo sole, un urlo di Antonella mi avverte di scansarmi per la presenza di una vipera che si stava riscaldando sull'asfalto. Non me n'ero accorto!!! Pericolo scampato! Ci fermiamo e ne approfitto per una paio di foto.
Raggiungiamo un grande parcheggio dove si trovano anche delle panche e alcuni barbecue in pietra. Poi ci inoltriamo nel bosco di faggi quindi, lungo una bellissima mulattiera in pietra, risaliamo fino a giungere all'Eremo. La struttura è molto isolata e si trova in una piccola radura del bosco. E' delimitata da un muro perimetrale e, attraverso un piccolo cancelletto in ferro, entriamo nel cortile e poi, sotto un porticato, ci togliamo gli zaini. Ci troviamo sulla facciata della cappella alla quale si accede da un'unica porta. Entriamo e ci troviamo in un luogo che emana profonda spiritualità. L'architettura corrisponde alla classica pieve romanica, tutta in pietra. In fondo un altare spoglio in pietra. L'eremo ha origine intorno al 1049 fondato da San Romualdo e poi nel 1408 è passato ai Camaldolesi. Poche immagini appese ai muri eccetto un bel Crocifisso (stile San Damiano) in fondo nell'abside e sul lato una bella icona raffigurante la Madonna del Latte. Dolo un momento in silenzio per un raccoglimento personale ci rechiamo fuori dalla cappellina. Nell'uscire incontro l'eremita che mi saluta e poi, al comparire di Antonella ci invita a bere un caffè da lui. Non abbiamo ancora mangiato ma all'invito accettiamo molto volentieri. A tavola ci mettiamo a parlare di molte cose a partire dalla storia del luogo fino ad abbracciare molteplici temi di vita familiare e sociale. Il tempo trascorre velocemente e, poi, dopo circa un'ora e mezza, ci ricordiamo che dobbiamo incamminarci per raggiungere Balze. Fra l'altro mi accorgo che fuori dalla finestra il tempo è cambiato e sembra che da un momento all'altro il cielo riversi al suolo una buona quantità di pioggia. Recuperiamo gli zaini e salutiamo per l'accoglienza ricevuta.
Nemmeno il tempo di fare 20 metri che il temporale si abbatte improvvisamente. Infiliamo velocemente sia il copri zaino che il giubbino antipioggia e cominciamo a camminare velocemente nel folto bosco di enormi faggi. La stradina è lastricata e qualche passaggio lo facciamo camminando su grosse pietre. Questo tratto è chiamato "Strada Granducale" per essere stata costruita dal Granduca Leopoldo II di Toscana per una grazia ricevuta. In alto sentiamo battere forte la pioggia, e forse anche grandine, ma la copertura delle alte fronde ci evita di prendere molta più acqua di quanto ne stiamo ricevendo. Dopo circa un'ora usciamo dal bosco e seguiamo la stradina che affianca ora alcune zone prative. Arriviamo così alle prime case di Balze e poi passando sulla strada principale arriviamo all'albergo. Siamo completamente bagnati da capo ai piedi. Proviamo ad entrare e ci riceve subito una ragazza che ci accoglie con molta disponibilità. Ci fa mettere al riparo e dopo averci dato le informazioni necessarie ci porta alla camera. Abbiamo bisogno di togliere tutti gli indumenti e farci una doccia calda. Al piano terra in una zona vicina alla stufa sistemiamo le scarpe e quanto abbiamo di bagnato. Poi troviamo il tempo di riposare e recuperare le forze della giornata.
La sera ceniamo in struttura con altri ospiti. Dai vari discorsi in sala da pranzo capiamo che domani ci sarà un gruppo numeroso di ospiti che saliranno all'albergo per la colazione per poi proseguire per una giornata di raccolta delle castagne. Quindi alla colazione saremo in bel numero di persone. Verso le 21 ci ritiriamo, pensando a quanto vissuto in questa tappa. Poi il pensiero va a domani e a quanto nella guida si fa riferimento ad un'ulteriore occasione di incontro di cani da guardiania. Ma a questo penseremo domani sperando di aver un po' di fortuna come questa mattina. Poi ci addormentiamo.
Totale : 21,9 km
Dislivello + 1282 mt - 776 mt
Pernottamento : Albergo Bellavista
Tappa 5 (Balze – La Verna)
Alla mattina ci alziamo e sentiamo che giù di sotto il gruppo di ospiti, arrivati per le castagne, sono già in sala. Scendiamo anche noi e dopo aver preso il necessario, ci sediamo al tavolo. Recuperiamo le nostre cose vicino alla stufa e sistemiamo gli zaini. Il tempo oggi dovrebbe regalarci una giornata senza pioggia. Cerchiamo di informarci riguardo ai cani che potremmo trovare ma i gestori ci tranquillizzano dicendo che non ci sono mai stati problemi. Poi ci dicono che anche loro saranno in zona in quanto proprio i quel luogo raccoglieranno le castagne. Questa cosa ci è molto di conforto e ci incamminiamo per lasciare l'albergo. Nell'uscire dalla sala ci accorgiamo di un "pigolio" e, affacciandoci al di là dei paraventi, vediamo dei pulcini che ci vengono incontro...poi per non perdere altro tempo, usciamo dall'albergo.
Ci immettiamo sulla provinciale SP 38 che scende verso Montecoronaro ma poco dopo, in località Falera, svoltiamo sulla destra seguendo l'indicazione del CAI per il sentiero 104 verso il Monte Fumaiolo. Alle pendici del Monte Fumaiolo si trovano le sorgenti del fiume Tevere e percorrendo in questo tratto riusciamo a vedere il piccolo rigagnolo, inizio del grande fiume.
Proseguiamo su questo tratto di sentiero tra pascoli e boschi misti di latifoglie e castagni. Il panorama da ora si apre verso il Casentino e il Monte Penna al di là del quale si trova La Verna. Dopo un passaggio ad un cancello qualche dubbio sulla direzione da prendere ma in poco tempo risolviamo ritrovando la traccia corretta. Più in basso in una zona che affianca diversi calanchi ci ritroviamo su un tratto di sterrata con molto fango argilloso che ci crea qualche problema nell'affrontarlo, essendo in forte discesa. Ricordiamo che l'argilla bagnata è alquanto scivolosa. Ripercorriamo qualche tratto di strada asfaltata e poi altre con fondo ghiaioso. Infine su un sentiero ci inoltriamo in un bosco di pini. Raggiungiamo così Montecoronaro: un agglomerato di case, villette e piccoli alberghetti. Ora tutto chiuso in quanto si tratta di una località prettamente strutturata per il turismo estivo. Notiamo anche l'esistenza di una piccola chiesetta. La località si è sviluppata negli anni adattandosi lungo i diversi tornanti che salgono da Verghereto.
Scendiamo ancora fino a raggiungere il bivio con la provinciale che collega Verghereto a Balze. Attraversiamo la strada per seguire le indicazioni per Montione. Ora percorriamo una larga strada fino a oltrepassare la E 45 (Cesena - Roma) che in questo tratto è inserita in un tunnel. Poco dopo la guida indica di lasciare la strada per prendere il sentiero che sale verso Poggio Tre Vescovi. Proprio in questo punto la possibile presenza dei cani da guardiania. Li sentiamo abbaiare ma abbiamo la fortuna di trovare il gruppo, presente questa mattina in albergo, che stanno raccogliendo le castagne. La coincidenza vuole che i cani stiano abbaiando proprio a queste persone e, visto che sono già molto "occupati", ne approfittiamo per passare il cancelletto e attraversare molto velocemente il pascolo.
Quindi su sentiero molto ripido saliamo dentro a boschi di castagni. Dal sentiero ogni tanto si aprono degli scorci verso la Val di Savio e di fronte a noi il Monte Fumaiolo.
In località Poggio Bastione il bosco dirada completamente e la vista è incredibile. Ci fermiamo, il tempo appena per una foto, in quanto ora il vento è abbastanza forte. Rientriamo nel folto bosco di faggi dove siamo molto più riparati. Ma la salita è incredibilmente ripida e, non avendo molte indicazioni, avanziamo a zig-zag tra gli alberi.
In poco tempo raggiungiamo la sommità al Poggio Tre Vescovi. Tempo per mangiare qualcosa di veloce e bere e riprendiamo seguendo il crinale. Siamo sempre all'interno del bosco che è maestoso e udiamo in continuazione il vento soffiare tra le fronde e muovere i tronchi che risuonano come continui scricchioli simili a rotture del legno. Siamo soli in questo mondo e ci sentiamo veramente piccoli e indifesi di fronte ad una natura così imponente. Siamo sul confine tra il Parco dell'Alta val del Tevere e l'inizio del Parco delle Foreste Casentinesi. Il percorso si svolge su un tratto pianeggiante e davanti a noi sempre più evidente il Monte Penna. Raggiungiamo poi il Passo delle Gualanciole e più avanti il Passo delle Pratelle.
Ormai siamo arrivati, manca poco, quindi decidiamo di fare una bella sosta su un prato in vista del crinale che sale dall'Alta Val del Tevere. Siamo in una radura e davanti a noi zone aperte a pascolo.
Da qui proseguiamo sul tratto toscano della Via di Francesco e, giunti alla sommità del Monte Calvano, riprendiamo il cammino rientrando nel bosco secolare della Foresta Casentinese su una mulattiera che ci porta all'ingresso del bosco della Verna con la presenza di faggi enormi. Questo bosco nel 2015 ha subito un'apocalittico abbattimento di alberi per l'entrata di vento con raffiche fino a 190 km/h. Non è la prima volta che raggiungiamo La Verna ma ogni volta è una sensazione forte.
Arrivati alla foresteria ci registriamo e ci facciamo consegnare le chiavi della camera. La situazione è ben diversa dal lontano 2016 dove avevamo dormito in un camerone comune. Ora, forse dopo pandemia, ci viene data una camera matrimoniale con bagno privato. Ci piaceva più l'dea di un'accoglienza meno sfarzosa.
Nel pomeriggio, dopo esserci sistemati, partecipiamo ai vari momenti di preghiera. Ci rilassiamo seduti nel cortile del Santuario e visitiamo i luoghi dove San Francesco ha vissuto seguendo la vita da eremita. La sera cena in struttura. Al nostro tavolo una ragazza che domani inizierà il cammino di Francesco arrivando ad Assisi. A questa notizia i ricordi vanno alla nostra esperienza fatta nel 2016 e condividiamo quanto vissuto. Poi ci ritiriamo in camera.
Domani sarà il giorno del rientro a casa e come sempre i pensieri si mescolano tra i ricordi e la voglia di rientrare per raccontare.
Totale : 22,7 km
Dislivello + 1258 mt - 1225 mt
Pernottamento : Foresteria La Verna
E' giunto il giorno di lasciare questi luoghi ma, prima, ne approfittiamo per vivere al meglio le ore che ci rimangono. Partecipiamo, prima della colazione, alle Lodi. Poi, raccolte le nostre cose, ci rechiamo nel cortile e, sotto il portico della chiesa, ci sediamo per osservare le persone che cominciano ad affollare il Sacro Monte. Ci sono anche alcuni pellegrini che stanno partendo e non nascondiamo un po' di invidia e desiderio di ripartire. Ma la nostra esperienza l'abbiamo già vissuta e ci sentiamo appagati per quanto abbiamo visto: ambienti naturali maestosi e incontaminati dalla presenza umana.
L'ora del bus si sta avvicinando e, zaini in spalla, scendiamo verso la località La Beccia ,che si trova appena dopo Chiusi della Verna. Scendendo dalla mulattiera lo sguardo torna indietro vero il Monte Sacro con una certa nostalgia. Arrivati alla fermata attendiamo il bus ma la tentazione di scendere a piedi è quasi incalzante. Nel dubbio rimaniamo ad aspettare ma l'arrivo del bus dopo circa 15 minuti annulla questa nostra voglia. Non avremmo avuto, comunque, il tempo utile per proseguire a piedi. Scendiamo a Bibbiena e poi, con il treno Bibbiena - Arezzo e Arezzo - Verona, rientriamo definitivamente a casa verso sera ma già il pensiero è per il prossimo cammino... chissà quando?