VdA Alta Via 1
Fountainemore - Rifugio Barmasse
Fountainemore - Rifugio Barmasse
Prologo.
Nel 2022 avevamo intrapreso il percorso dell'alta via numero 2 della Val d'Aosta e, alla conclusione di questa bella esperienza, ci eravamo posti l’obiettivo di percorrere anche la numero 1.
Negli anni a seguire questa idea non ha avuto il tempo di realizzarsi per vari impegni familiari e per piccoli problemi fisici. Quest'anno volevamo riprendere questo tipo di percorso e abbiamo iniziato ad analizzare il percorso di questa seconda direttrice chiamata anche Alta Via dei Giganti. Il nome è sicuramente da attribuire al fatto che il percorso, situato a NORD, passa nelle vicinanze dei giganti delle Alpi ossia Monte Rosa, Cervino e Monte Bianco.
Considerando tutte le problematiche inerenti alla pianificazione del percorso e alla disponibilità delle varie strutture e rifugi abbiamo deciso di scegliere come periodo il mese di settembre. Questo ci ha permesso di avere maggior disponibilità delle strutture, periodo meno trafficato dal turismo di massa, ma sapevamo anche che dalla seconda settimana di settembre potevamo avere qualche ulteriore difficoltà nel trovare posto per la concomitanza con la gara di trial chiamata Tor Des Geants.
Dopo innumerevoli telefonate alle varie strutture siamo riusciti a pianificare correttamente tutto il percorso da Fontainemore fino a Courmayeur.
Quindi abbiamo fissato come periodo dal 1 al 15 di di settembre.
Nei mesi tra maggio e agosto la nostra intenzione era quella di realizzare varie uscite in alta montagna per fare un po' di allenamento e per verificare la tenuta fisica su percorsi di più ore e con discreti dislivelli.
Fondamentali sono state le vacanze a Sant’Antonio di Mavignola e in Alta Val Badia dove abbiamo organizzato alcune interessanti escursioni in ambienti spettacolari.
Altra esperienza utile a capire le nostre "possibilità" fisiche è stata quella fatta a fine maggio, dove in 3 giorni siamo riusciti a completare il percorso del Sentiero del Viandante da Lecco a Colico.
A questo punto tutto sembrava abbastanza definito per poter intraprendere con l'avventura sull'alta Via numero 1.
Purtroppo ai primi di agosto una colica renale mi ha ulteriormente bloccato fisicamente e dopo l'intervento del 13 di agosto sembrava che la possibilità di intraprendere questa avventura fosse decisamente vanificata. Ma non tutto era perduto. Dalla verifica con i medici abbiamo appurato che questa esperienza poteva comunque realizzarsi rispettando qualche piccola attenzione in più (necessità di molte pause sul percorso per la presenza di uno "stent" interno). E' stato utile anche il rinvio di una settimana della nostra partenza rispetto al periodo da noi scelto inizialmente (partenza il 7 settembre anzichè l'1). Questo ci ha ulteriormente consegnato una maggior fiducia per poter provare a partire. Nonostante questa premessa io e Antonella ci siamo promessi di provare a partire senza porci particolari obiettivi verificando strada facendo la necessità di "stoppare" il cammino o di proseguire fino alla conclusione del percorso.
Rimanevano comunque ulteriori piccole criticità rispetto la programmazione iniziale, in special modo sulla penultima tappa in quanto, essendo il Rifugio Frassati chiuso, dovevamo definire la modalità del pernottamento nel locale invernale sapendo della mancanza di acqua, riscaldamento e possibilità di farci qualcosa di caldo. In effetti non siamo organizzati per pernottamenti fuori da strutture organizzate. Questo vorrebbe dire che dovremmo portarci del materiale aggiuntivo per una sola notte. Al momento il problema è stato accantonato verificando cosa fare strada facendo.
Un ulteriore problema all'automobile (impianto GPL e Batteria da cambiare) ha rimesso in dubbio ancora una volta la nostra partenza. Ma anche in questo caso siamo riusciti a risolvere il problema decidendo di realizzare il trasferimento da Verona a Pont Saint Martin in treno anziché in auto. Quindi il programma prevedeva che sabato 7 settembre fosse dedicato solo al trasferimento pernottando presso una struttura a Pont Saint Martin rinviando al giorno seguente la partenza della prima tappa. Il ritorno a Verona era garantito ancora dall' utilizzo dei mezzi di trasporto pubblico quali bus e treno.
La breve fermata a Pont-Saint-Martin ci ha dato la possibilità di visitare il piccolo paese che si trova all'imbocco della vallata del Lys e di ammirare il bellissimo ponte di origine romanica costruito all'interno del centro storico.
Prima tappa (Fontainemore ➔ Rifugio Barma)
Alla mattina ci alziamo molto presto e in accordo con la proprietaria della struttura, dove abbiamo dormito, riusciamo a far colazione in camera utilizzando tutto il necessario fornitoci la sera prima. Non avendo la possibilità di bere un caffè ci accontentiamo di un veloce thè e per la preparazione utilizziamo l'acqua calda del lavandino. Magra consolazione ma confidiamo nella possibilità di bere un buon caffè in un secondo momento.
Usciamo ed è ancora buio. Ci rechiamo alla stazione ferroviaria dove alla fermata attendiamo il bus delle 6:45. Arriva un pò in ritardo e quasi quasi abbiamo anche un attimo di perplessità sul suo arrivo ma alla fine con circa un quarto d'ora di ritardo lo vediamo sopraggiungere.
Da Pont Saint Martin il bus ci sta portando alla nostra prima meta ossia alla località di Fontainemore dove inizieremo la prima tappa.
Fin da subito ci siamo accorgiamo che il tempo non è ottimale, ma ne siamo a conoscenza dopo aver verificato le previsioni meteorologiche locali già nella giornata di ieri. Nel scendere dal pullman guardiamo in alto il cielo per capire la situazione e notiamo la copertura nuvolosa. Non bastando ci accorgiamo che stanno scendendo anche le prime gocce!! Situazione strana che ci fa temere il peggio e ci mette il dubbio se partire o formarci.
Vicino alla fermata del bus notiamo la presenza di un bar quindi decidiamo di prenderci una pausa anche per un caffè, che non avevamo preso precedentemente in camera.
Probabilmente quello che ci serviva questa mattina era proprio un caffè. Un caffè per darci la carica giusta e decidere di tentare la partenza. Dopo tutto se ci prendessimo un po' di pioggia arrivati al rifugio potremmo cambiarci e rimanere al caldo.
Appena dopo il bar ci fermiamo per un paio di foto al bellissimo ponte romano situato nel centro del piccolo paese. Troviamo poco avanti anche le indicazioni della partenza del sentiero numero 2, che dalla vallata ci porterà direttamente al rifugio Barma.
Il percorso inizia con una bellissima stradina inserita tra muri di sasso poi ci inoltriamo nel bosco attraverso una mulattiera che risale velocemente oltre il fondo della valle fino a raggiungere la località di Pillaz. Da qui la vallata si apre e ci dà la possibilità di osservare i monti attorno e anche il torrente Lys che scorre molto più in basso. Il cielo è ancora molto carico di nuvole che minacciano il nostro proseguire. Ci aspettiamo da un momento all'altro che scenda anche la pioggia ma al momento ancora solo tanto grigio e niente di più.
Proseguiamo su una larga sterrata fino a raggiungere il parcheggio, ne quale normalmente si parcheggia per iniziare il sentiero che porta al rifugio.
Ci troviamo nella riserva naturale del Mont Mars.
Risaliamo ancora la vallata fino a raggiungere un piccolo villaggio nei pressi del laghetto artificiale di Vargno racchiuso verso valle da una diga. Ora il sentiero prosegue verso il suo tratto finale attraverso molti alpeggi. Incontriamo un gruppo di mucche valdostane che tranquillamente stanno pascolando "fregandosi" del cattivo tempo. Beate loro!!! E' proprio che in questo momento comincia a piovere e l'acqua ci accompagnerà lungo tutto questo ultimo tratto fino al rifugio. L'ultima salita la facciamo con una certa difficoltà cercando di resistere sia alla pioggia che al freddo che cominciamo a sentire per gli indumenti bagnati, ma siamo quasi arrivati. Oltrepassato un roccione, infatti ci troviamo davanti a noi il rifugio Barma. Lo raggiungiamo in circa un quarto d'ora e arrivati ci togliamo subito gli indumenti bagnati ed entriamo all'interno della struttura. Ci accordiamo con il gestore per la scelta della nostra camera. Poi lo stesso ci dà indicazioni sulla possibilità di effettuare una doccia calda (compresa nel costo del pernottamento, cosa mai accaduta nelle nostre precedenti esperienze in rifugio). Poi una volta entrati in possesso del nostro piccolo locale ma ben caldo, ci organizziamo a turno per approfittare di questa bella opportunità. Non aspettavamo altro. Dopo una lunga salita tra pioggia e freddo quanto di meglio di una doccia calda. Appena "riscaldati" con il caldo getto ci sistemiamo nella nostra camera a letto e sotto il piumone per mantenere la temperatura corporea. Ci rimaniamo un paio di ore tranquilli a riposare, poi decidiamo di alzarci e di recarci nella sala comune del rifugio. Troviamo i gestori e alcuni ospiti intenti a preparare l'accoglienza degli atleti del Tor de Geants.
Il rifugio è molto bello, molto accogliente e la struttura sembra nuovissima. Ci spiegano che il rifugio è dotato di tecnologie molto all'avanguardia tra le quali l'impianto fotovoltaico impianto di cogenerazione. C'è pure un'impianto di prelievo e filtraggio dell'acqua che viene aspirata dal vicino laghetto.
Il pomeriggio trascorre in un ambiente molto tranquillo. Siamo seduti in una parte della sala dove dalle grandi vetrate possiamo vedere le cime delle montagne e il piccolo laghetto.
Arriviamo così al momento della cena che gustiamo insieme a pochi altri ospiti. Conclusa la cena ci dilunghiamo in una lunga chiacchierata con i gestori ed i pochi ospiti. Sono persone ormai in pensione ed in questi giorni offrono il loro tempo come volontari al servizio del Tor de Geants: il loro compito è quello di gestire l'arrivo dei concorrenti e preparare la loro accoglienza fuori e dentro il rifugio. Ormai siamo completamente nel momento cruciale della frenetica atetsa dei concorrenti di questa famosa gara. Tutto è centrato su questo evento anche i manifesti appesi alle pareti trasmettono questo rapporto "intimo" tra la regione della Val' d'Aosta e questa gara che appare il compimento di un lungo lavoro di organizzazione.
L'ora si è fatta tardi e per rispettare anche il meritato riposo dei gestori, ci rechiamo a letto e ci diamo appuntamento per la mattina seguente per la colazione.
tempo di percorrenza: 3,5 h
dislivello:
pernottamento: rifugio Barma
Seconda tappa (Rifugio Barma ➔ Niel ➔ Gaby)
La notte è passata nella perfetta tranquillità anche se mi sono alzato per chiudere completamente il termosifone in quanto nella camera c'era troppo caldo. Normalmente amiamo dormire con temperature molto più "fredde" e il troppo caldo non ci permette un sonno duraturo.
Al mattino mi alzo e controllo subito il meteo fuori dal rifugio. Sembra che la pioggia abbia ultimato la sua fase e dopo aver preparato gli zaini ci rechiamo nella sala del rifugio per fare colazione.
La colazione a buffet è abbondante e noi, seduti al tavolo, cerchiamo di assumere la quantità giusta senza esagerare. Come sempre abbiamo bisogno di una buona scorta di energia.
Salutati i gestori del rifugio, usciamo e ci accorgiamo che soffia un vento freddo che ci richiede di partire con un abbigliamento protettivo.
Dal rifugio ci riprendiamo il sentiero di eri ma dopo circa un quarto d'ora di cammini al bivio troviamo l'indicazione per riprendere il percorso dell'alta Via numero 1. Dopo aver girato un costone roccioso ci portiamo in breve su una strada sterrata utilizzata dai pastori delle varie malghe, presenti nelle vicinanze, che risalgono con i propri mezzi. Dopo circa un'ora e mezza arriviamo a un primo gruppo di malghe dove troviamo dei pastori che sono intenti a sistemare i locali in quanto ormai si sta concludendo il periodo dell'alpeggio. Risaliamo nuovamente un ulteriore costone erboso fino a raggiungere il primo colle di oggi. Si tratta del Colle della Marmontana (2358 mt). Dal colle notiamo che dalla parte opposta del nostro arrivo, appena sotto il colle, c'è un continuo via vai di elicotteri e in lontananza un gruppo di persone intente a preparare una struttura. Fanno sicuramente parte dei volontari che devono preparare le accoglienze nei vari punti del tracciato di gara.
Scendiamo velocemente dal Colle e ci troviamo in breve sul luogo del punto di sosta sul quale i volontari stanno allestendo una sorta di "baracca". Decidiamo di fare una pausa per mangiare e bere qualcosa. Per non disturbare troppo il lavoro di queste persone decidiamo di non fermarci troppo e quindi riprendiamo il cammino scendendo ulteriormente di quota. Poco dopo risaliamo lungo un pendio molto inclinato fino a raggiungere il secondo colle, ossia il Colle denominato Crenna Dou Leul (2340 mt). Da questo punto la vista si apre sui due versanti e dalla parte opposta osserviamo un grande altopiano dove osserviamo un ulteriore base di sosta in fase di allestimento. man mano che ci avviciniamo notiamo un gran numero di persone che sono indaffarate a sistemare i materiali. Si tratta del Col della Vecchia che si trova ad una quota 2185 mt. Qui oltre ad essere stato installato uno stand per la distribuzione di viveri troviamo anche alcune tende e sacchi a peli adibiti sicuramente ad un probabile sosta, anche notturna, degli atleti stessi.
Anche in questo caso non ci fermiamo molto e, dopo aver leggermente scollinato un promontorio erboso, riscendiamo nella vallata verso Niel. Non dovrebbe mancare molto ma la discesa che stiamo precorrendo è alquanto lunga. Probabilmente cominciamo a sentire la stanchezza dovuta ai continui saliscendi e ai chilometri già fatti. Anche le mie continue soste per esigenze "fisiologiche", a volte fastidiose, non fanno altro che incrementare la fatica nel proseguire.
Arrivati sul fondo di questo vallone ci troviamo ad un'inversione di pendenza e pertanto iniziamo la risalita lungo un percorso alquanto ripido che ci sottopone ad un'ulteriore sforzo fisico. Sarà l'ultimo?. Pensavamo di arrivare a Niel per le quattro del pomeriggio ma ci troviamo ad avere un ritardo di circa un'ora. Ma ora dovremmo esserci. Il sentiero comincia a spianare e dopo, un tratto nel bosco, finalmente si apre una radura ed in lontananza vediamo le prime case del villaggio di Niel. Lo raggiungiamo in breve e siamo felici di aver concluso questo lungo tratto. Ma l'arrivo a Niel non conclude certamente questa tappa ma intanto ne approfittiamo per una pausa, bevendo qualcosa acquistato al piccolo bar. Anche in questo luogo si respira molto l'entusiasmo dell'attesa per i primi concorrenti che dovrebbero arrivare a breve. Le informazioni le riceviamo dalla radio CB che è accesa nei pressi del bar. Anche noi proviamo ad attendere i primi atleti. Poi alcune comunicazioni, fatte via radio dal gestore, ci fanno capire che il primo atleta arriverà entro un'ora. Non possiamo aspettare così tanto e decidiamo quindi scendere giù in valle. La tappa di oggi sarebbe dovuta concludersi qui a Niel ma, purtroppo, il costo esorbitante dell'unica struttura esistente ci ha fatto decidere di trovare una sistemazione più consona al nostro stile di vita. Nella località di Gaby abbiamo prenotato la camera presso l'hotel Moderno.
Durante la sosta a Niel abbiamo contattato il gestore dell'Hotel per avvertire del nostro ritardo e del nostro possibile arrivo verso le sette della sera.
Arrivati alla struttura prendiamo accordi con il gestore sia per la camera che per la cena, che decidiamo di consumare in Hotel.
Ci sistemiamo in camera e dopo una doccia cerchiamo di capire come gestire la tappa di domani. Non è semplice in quanto dovremmo risalire a piedi a Niel e proseguire. Non ci sono mezzi pubblici che fanno il servizio in questo periodo.
Dopo un richiesta di informazioni al gestore dell'Hotel verifichiamo che risalire a Niel può comportare uno sforzo ulteriore da aggiungere al resto del percorso per un totale di 8 ore. Durante la serata decidiamo pertanto di saltare la terza tappa.
Dedicheremo la giornata seguente al solo trasferimento, con bus, da Gaby a Gressoney e ci regaleremo una giornata di riposo utile anche per una visita del paese. Questo anche per riservare le nostre energie per il proseguimento delle tappe successive. La serata trascorre tranquilla e dopo la cena ci ritiriamo in camera.
tempo di percorrenza: 8 h
dislivello:
pernottamento: Hotel Moderno - Gaby
Terza tappa (Gaby ➔ Niel ➔ Gressoney St. Jean // annullata)
Anche questa notte è trascorsa molto tranquilla e la nostra camera ci ha regalato un buon riposo. Dopo la consueta sistemazione della camera e degli zaini scendiamo per far colazione. Ci ricordiamo di ritirare anche gli indumenti lavati la sera prima che, essendo ancora bagnati, riponiamo nello zaino nella parte inferiore e ci proponiamo di distendere una volta arrivati al campeggio. Controlliamo l’orario del bus per il trasferimento e ci rechiamo alla fermata.
Avverto anche la signora del campeggio del nostro anticipato arrivo durante la mattinata e, quindi, diversamente da quanto comunicato precedentemente.
Arrivati al campeggio ci registriamo e ci vengono consegnate le chiave della nostra camera. Poi, dopo aver sistemato tutto e aver disteso gli indumenti bagnati, ci rechiamo nel centro di Gressoney St. Jean.
La giornata è bella e ci assale qualche piccolo pensiero per la rinuncia al proseguimento della tappa di oggi. Peccato ma ormai è tardi e, un po' rassegnati, decidiamo di dimenticare e comunque di gustarci questa giornata all'insegna, perché no, di un sano riposo e di un dolce far niente.
Decidiamo di acquistare qualcosa per il pranzo e ci rechiamo al parco dove, nei pressi del laghetto, pranziamo e ci distendiamo al sole. Da qui la vallata si apre verso Nord e lo spettacolo è favoloso verso i ghiacciai del Monte Rosa con vista sulle cime del Lyskamm e sul ghiacciaio del Lys. Le ore passano in tranquillità e serenità. Poi sentiamo l’esigenza di un caffè e ci rechiamo presso il piccolo bar/ristorante vicino.
Abbiamo l’occasione per parlare con chi gestisce il bar su varie problematiche di questa leggendaria località della Val d'Aosta, tra le quali anche la gara del Tor de Geants. Fra l’altro proprio nel parco si sta allestendo la partenza del Tor 130, ovvero la versione "ridotta" con un tracciato di 130 km. Per la curiosità, l’evento del Tor de Geants (in lingua “patois”, ossia il dialetto valdostano, significa Tour dei giganti) si suddivide in più gare che vanno da 450 km ai 330, 130, 100 ed infine la gara sprint di 30 km. Tutti i percorsi hanno come traguardo Courmayeur. La partenza da Gressoney è pianificata per le 21.30 di sera quindi decidiamo di rientrare in camera per prepararci la cena in struttura dove è presente una piccola cucina. Strada facendo però decidiamo di acquistare solo qualcosa per la colazione e il pranzo del giorno dopo e di ritornare a Gressoney per cenare presso il chiosco allestito in occasione della partenza del Tor.
Verso le 18 ritorniamo quindi al parco e prendiamo il biglietto scegliendo tra i piatti del menù; gnocchetti panna e speck e polenta con salsiccia. Ceniamo insieme ai vari concorrenti della gara ma non ci rendiamo conto del numero dei partecipanti che stanno raggiungendo il punto della partenza.
Poi tutti fuori…..il momento della partenza si avvicina. Ci sono molte persone che stanno attendendo il momento fatidico. Poi il conto alla rovescia e l'acclamazione della partenza. Ci accorgiamo solo ora dei numerosi partecipanti (circa 500) che con zainetti e frontalini iniziano la loro avventura. Ci rimane la bellissima immagine di una coda infinita di atleti che escono dal parco e si immettono sulla strada verso le montagne. Vorremo rimanere per vederli salire lungo il sentiero seguendo le numerose luci ma l'ora ci dice che comincia a farsi tardi. La notte è ormai iniziata e decidiamo di avviarci verso alla nostra camera per il nostro riposo. Strada facendo pensiamo a tutti questi atleti che correranno per tutta la notte e non solo per poter coprire la distanza dei 130 km nel tempo più breve possibile. Il nostro programma prevede una percorrenza in 9 tappe, loro cercheranno di arrivare in circa 2-3 giorni.
tempo di percorrenza: giornata di riposo
dislivello: /
pernottamento: Camping Margherita - Gressoney St. Jacques
Quarta tappa (Gressoney St. Jean ➔ Rifugio Ferraro)
E' ancora buio quando ci svegliamo intorno alle 05.00.
La nostra intenzione è quella di partire prima possibile in quanto abbiamo dovuto allungare il percorso originale per mancanza di disponibilità presso il rifugio View Crest (i gestori vogliono dare la precedenza agli atleti), quindi dobbiamo recarci oltre e raggiungere il rifugio Ferraro a circa 1 ora e mezza di distanza.
Attraversiamo il centro di Gressoney pensando di trovare un bar aperto per prendere un caffè (anche questa mattina facendo colazione in camera non abbiamo avuto la possibilità di farcelo). Ma niente tutto chiuso a quest'ora!
Oltrepassiamo il centro del paese e riprendiamo il percorso dell’alta via lungo una strada sterrata, seguendo i segnali. A circa un’ora di cammino ci troviamo all'altezza del bivio e dell'inizio del sentiero per il villaggio Walser di Alpenzu. Da oggi il nostro cammino sarà accompagnato dalla corsa dei concorrenti del Tor. Ne troviamo ovunque e tra loro riconosciamo le diverse nazionalità e tipologia di concorrenti: ci sono molti orientali, qualcuno che cammina veloce e altri il cui passo è molto simile al nostro….Il sentiero sale molto ripido nel bosco e ogni tanto abbiamo la possibilità di allungare la vista sui ghiacciai del Monte Rosa.
Arriviamo al villaggio di Alpenzu e il piccolo rifugio ci permette finalmente di assaporare un buon caffè.
C’è un continuo via vai di atleti che si fermano per una breve sosta, per bere e mangiare qualcosa.
Riprendiamo il cammino salendo lungo grandi pascoli e a questa altezza possiamo godere di una vista sul gruppo del Monte Rosa. Superiamo una prima malga e poi giunti all’alpeggio Loasche (2364 mt) decidiamo di fare una sosta.
Per il pranzo utilizziamo le focaccine e la “mocetta” acquistata ieri. Colgo l’occasione anche per assumere un’antidolorifico per il continuo fastidio dovuto alla stent. Probabilmente lo sforzo del cammino unito al carico dello zaino mi sta creando continui bruciori.
In lontananza, sopra di noi, si intravvede il col Pinter che raggiungeremo dopo questa sosta. Nel frattempo molti concorrenti e non solo sono transitate da qui, e pertanto decidiamo anche noi di riprendere il cammino.
La salita è ancora lunga ma lo stato fisico è buono. Passo dopo passo vinciamo anche questo ultimo tratto raggiungendo così sul colle (2777 mt).
Ci fermiamo per qualche foto. Lo spettacolo si apre tutto intorno a noi. Scorgiamo facilmente le cime della Grivola a Sud in direzione del Gran paradiso e il Cervino un po' nascosto a Ovest insieme al Bianco.
Il tempo è un po' nuvoloso ma niente di preoccupante. Poi riprendiamo la discesa in quanto il percorso è ancora lungo. Scendiamo innanzi tutto dentro uno stretto canalone e alcune corde aiutano il nostro passaggio, infine attraversiamo un lungo alpeggio con presenti molte mucche al pascolo.
La discesa è stata abbastanza impegnativa e, vista l'ora, ci proponiamo di fermarci per una sosta. E’ bello fermarci anche solo per gustare il panorama che ci circonda.
Poi uno sguardo all’orologio e capiamo che dobbiamo ripartire. Vorremmo arrivare abbastanza presto al rifugio per sistemarci e cenare. Arriviamo alla località Cuneaz e poi a Crest, che doveva essere il nostro punto di arrivo di oggi nonché la conclusione della tappa, ma dobbiamo procedere ben oltre. In breve ci accorgiamo che il tempo di un’ora e mezza, preventivata per eccesso, risulta effettivamente necessaria per coprire questo tratto di percorso da Crest al rifugio Ferraro. Dopo Crest il sentiero si inoltra inizialmente nel bosco e poi lungo una strada sterrata. Attraversiamo le località Soussun e Charcherioz. Intravvediamo in fondo e ad una certa altezza un villaggio e non vorremo credere sia la nostra tappa di oggi. Ci sembra ancora molto distante e la stanchezza si fà sentire. Un tratto in discesa ci illude per un attimo che quel villaggio non è effettivamente il luogo dove si trova il rifugio... un sollievo momentaneo. Ad una curva ci accorgiamo che le indicazioni in realtà ci fanno risalire verso la località che avevamo visto da lontano. Un ultimo sforzo per questo ultimo tratto che lo percorriamo con un passo più lento e, finalmente, arriviamo alla località di Frachey dove si trova il rifugio. Non neghiamo che siamo molto stanchi ma felici per aver anche oggi raggiunto il nostro obbiettivo.
Entrati nel rifugio attendiamo il gestore che ci fornisce di tutte le indicazioni e ci porta nella nostra camera.
Siamo gli unici italiani a pernottare nella struttura. Ci sistemiamo e dopo la doccia ci mettiamo sotto il piumone per un caldo riposo. Fa freddo nel rifugio oppure è una sorta di bilanciamento "fisico" dovuto alla situazione post sforzo muscolare. In effetti al termine di un'attività motoria il corpo ha necessità di recuperare e questa fatica può manifestarsi con una sensazione di freddo.
La cena viene servita alle 19.00 e ci gustiamo finalmente una buona, anche se semplice, pasta al pomodoro e un secondo composto da polenta e “carbonada”, tipica piatto di carne cotta secondo la tradizione locale valdostana. Per dolce tiramisù. Mi viene offerto (a pagamento !!!!) un bicchierino di Genepy al quale non rinuncio sicuramente.
Alla fine della cena scambio una chiacchierata con il gestore su varie problematiche del vivere in montagna e nella val d’Ayas. Poi a letto anche perché i gestori, ormai stanchi per la giornata di lavoro, sono in attesa di andare a riposare.
tempo di percorrenza: 8 h
dislivello:
pernottamento: Rifugio Ferraro
Quinta tappa (Rifugio Ferraro ➔ St. Jacques➔Valtournanche)
La colazione al mattino è stata fissata per le 07.00, quindi il giusto tempo per svegliarci e sistemare gli zaini e scendiamo nella sala da pranzo. Un’occhiata al tempo, osservando che il cielo è molto nuvoloso e fuori fa freddo….Questo ci obbliga a partire con un abbigliamento “pesante”, anche perché il primo tratto di percorso sarà in discesa fino ad arrivare a St. Jacques, che si trova alla fine della vallata d’Ajas…
Completata la colazione ci affrettiamo ad uscire per iniziare questa lunga tappa.
Dal rifugio sentiero si inoltra subito nel fitto bosco e dopo diversi tornanti tra gli alberi cominciamo ad intravedere le prime abitazioni della piccola frazione di St. Jean.
Nel frattempo avvertiamo che la temperatura è decisamente salita, forse perché nel bosco il vento non è percepibile ma anche perché siamo scesi di quota. Decidiamo quindi di cambiarci optando per indumenti più leggeri.
Arriviamo a St. Jean….qualche foto e poi cerchiamo la presenza di un negozio per acquistare del cibo ma, oltre a qualche casa e alla piccola chiesetta, non troviamo nulla. Ripartiamo sapendo che abbiamo sempre qualche scorta di cibo nello zaino.
Il sentiero ora riprende in salita. Come nella giornata di ieri anche oggi siamo accompagnati dal continuo passaggio dei concorrenti del Tor. Dopo il primo tratto nel bosco attraversiamo alcune piccole radure dove sono state costruite delle malghe. Da questa località, chiamata Croues (1871 mt), risaliamo fino a raggiungere un grande alpeggio chiamato Nannaz inferiore (2035 mt) dove ci fermiamo per una sosta. C’è una grande stalla ma le mucche sono fuori al pascolo. In un piccolo recinto adiacente alla stala troviamo un paio di cavalli che osservano incuriositi il passaggio delle persone.
Mangiamo qualcosa e riempiamo le nostre borracce ad un rubinetto che troviamo fuori dalla stalla.
Riprendiamo il cammino in quanto il percorso anche oggi è abbastanza lungo ed impegnativo. Il bosco comincia a diradarsi e l’ambiente davanti a noi si apre riproponendoci i classici ambienti alpini: molti alpeggi, un bel torrente con acqua fresa e limpida ed il cielo finalmente luminoso e solare.
Dopo aver passato un tratto collocato in un bellissimo altopiano, il sentiero riprende ripido passando accanto alla malga Nannaz superiore (2193 mt). Da quì non vediamo ancora il rifugio Grand Tournalin e il sentiero continua a salire. Arriviamo ad un altro tratto di pianoro dove ci sono parecchie mucche di razza valdostana. Sono veramente belle e mi fermo per fotografare ascoltando con piacere il suono delle loro campane. Poi risaliamo nuovamente lungo il sentiero e finalmente dopo una cresta erbosa vediamo apparire il rifugio in lontananza.
Arrivati al rifugio (2535 mt) decidiamo per una sosta entrando nella struttura. Siamo molto incuriositi di vedere l'ambiente interno per vedere come sono organizzati con il servizio ai concorrenti del Tor. All’interno del rifugio troviamo parecchio movimento: c’è chi mangia, chi dorme sulle panchine o nelle camere, chi sta chiacchierando con i compagni, scambiandosi notizie ed esperienze.
I gestori sembrano alquanto indaffarati nel dover gestire la situazione e i loro visi appaiono alquanto stanchi e provati. Ci raccontano che non dormono da un paio di giorni e che non vedono l’ora che tutto finisca.
Solo ora capiamo la motivazione della mancata disponibilità ad ospitarci per la notte. Inoltre sarebbe stato veramente difficile poter riposare con tutto questo movimento!!!
Dalle finestre intravediamo quale sarà la nostra prossima direzione e salita nell'osservare i vari atleti che stanno proseguendo sul percorso.
Dopo una buona cioccolata calda, riprendiamo il sentiero ed in breve, dopo aver risalito un costone roccioso, raggiungiamo in poco tempo il col di Nannaz (2773 m). In questo punto il vento è abbastanza forte e freddo, quindi, giusto il tempo per un paio di foto, ripartiamo in gran fretta per evitare di vestirci ulteriormente.
La discesa è rapida e dopo aver passato un piccolo laghetto ci troviamo a risalire questo ulteriore altopiano verso il secondo colle. Lo raggiungiamo in un quarto d’ora. Ci troviamo ora al Col des Fontaines (2695 mt) e qui il panorama è stupendo. Dal Colle il panorama si apre sul Cervino che vediamo, nella sua parte superiore, in direzione nord.
Ne approfittiamo della presenza di altre persone per farci un paio di foto con questa spettacolare vista.
Da ora non avremo più tratti in salita e il sentiero proseguirà in discesa fino a raggiungere la località di Valtournenche.
A circa metà discesa ci fermiamo per mangiare qualcosa: abbiamo ancora un paio di focaccine, la mocetta e poi qualche snack. E’ più che sufficiente per fare un spuntino, tanto fra un paio d’ore arriveremo in paese.
Ripartiamo e dopo un tratto di sentiero nel bosco raggiungiamo il villaggio d’alpeggio di Cheneil (2105 mt). Ci troviamo su un altopiano sopra la vallata di Valtournenche. Questa località utilizzata nei vari secoli come residenza estiva vicina agli alpeggi, ora è diventata una località molto turistica. Il panorama è molto ampio sulle cime che chiudono la vallata fino alla cima del Cervino.
Dopo una brevissima pausa per qualche foto ci avviamo. Cominciamo a sentire la fatica accumulata fin ad ora ma ormai il grosso è fatto. Ancora un po' di discesa e in circa mezz’ora raggiungiamo la piccola frazione di Cretaz (1520 mt). Si tratta di una delle molte frazioni che formano l'agglomerato di Valtournanche. Il piccolo centro è molto carino. Notiamo che le case, alcune molto vecchie sono state costruite molto vicine fra di loro. Hanno uno stile tipico delle vallate alpine con la basi composte da muri in pietra mentre le parti superiori sono realizzate con travi in legno.
La frazione di Cretaz in realtà non è isolata dalle altre frazioni. Storicamente tutte questi piccoli centri erano isolati fra loro ma, poi nel tempo le nuove costruzioni, ad uso più turistico, hanno “riempito gli spazi” eliminando i vuoti e unendo così le frazioni.
Ci troviamo in breve nel centro del paese e ci affrettiamo a trovare la struttura in cui alloggiare la notte. L’albergo si trova in una posizione centrale rispetto ai vari servizi. Dopo aver registrato il nostro arrivo, la ragazza ci accompagna e ci consegna la camera, molto bella con una bella terrazza.
Doccia e sistemazione e usciamo per la cena. La ragazza dell'albergo ci aveva indicato la possibilità di cenare presso una pizzeria/ristorante non molto distante dall'albergo. Proprio in questa struttura ci gustiamo una buona pizza. Conclusa la cena due passi nel piccolo centro ma effettivamente non troviamo molto: qualche negozio e bar ma a quest’ora tutto chiuso e il freddo ci obbliga al rientro in camera.
Nel rientrare nell'albergo pensiamo ai numerosi concorrenti del Tor ancora in gara e in quali condizioni di freddo e buio si trovano a percorrere il tragitto.
Da domani non vedremo più ulteriori concorrenti in quanto da questa sera qui a Valtournanche si chiudono i cancelli e non sarà più possibile proseguire.
Sono le 21.30 è ora di dormire, domani mattina penseremo cosa fare visto che le previsioni meteo al momento non sono buone.
tempo di percorrenza: 8 h
dislivello:
pernottamento: Albergo Miramonti - Valtournanche
Sesta tappa (Valtournanche ➔ Rifugio Barmasse)
Al mattino decidiamo di alzarci un po' più tardi considerando che la tappa di oggi è molto breve, circa 2 ore e mezza.
Usciamo per far colazione in quanto la struttura, essendo fuori stagione, non fornisce questo servizio.
Mentre che ci incamminiamo verso il bar decido di telefonare al rifugio per avere informazioni sul tempo. Mi rispondono che c’è vento e freddo ma che è possibile salire. In realtà. ma lo scopriremo più tardi, chi mi risponde è il gestore del rifugio Cuney e non del Barmasse, questo perché la gestione dei due rifugi è la stessa. Purtroppo questa condizione non ci è nota fin da subito e, ricevuto il nulla osta per salire, decidiamo di partire. Anche al bar mi forniscono indicazioni di tempo in cambiamento ma non critiche. Pertanto dopo la colazione e dopo aver ripreso gli zaini nell’albergo, riprendiamo il cammino.
Come sempre dal fondo valle il sentiero spesso parte molto ripido. Raggiungiamo la centrale idroelettrica della diga di Cignana poi dopo aver superato un ulteriore dosso, in un bosco di larici, raggiungiamo il gruppo di malghe dell’alpeggio del Falegnon (1925 mt).
Qui ci troviamo in mezzo ad una bufera di vento e neve. ma non si tratta di nevicata locale ma è il vento forte che la sta trasportando i fiocchi da una zona più a Nord.
Fa molto freddo e, riparati in mezzo ai ruderi delle malghe, indossiamo velocemente guanti, berretto e giacca antivento.
Con questo vento facciamo fatica a risalire ma le pendenze non sono particolarmente ripide e con un po' di fatica raggiungiamo anche la diga e poi il rifugio Barmasse, che si trova poco sopra.
Entriamo velocemente nel rifugio e ci accorgiamo di essere soli. Ci vengono incontro due ragazze che ci chiedono se abbiamo prenotato e ci danno indicazioni sulla disposizione della camera e sulle modalità per la cena.
Chiediamo informazioni sullo stato del tempo e ci viene comunicato che ormai sono tre giorni che il tempo è ventoso e freddo. Rimaniamo stupiti dicendo che il gestore ci aveva comunicato condizioni migliori. Purtroppo, proprio in questo momento, veniamo a conoscenza che chi ci ha fornito le notizie si trova all’altro rifugio!!!!
Ormai siamo al rifugio e non ci resta altro che sistemarci, pazientare ed attendere il miglioramento (improbabile) per il giorno dopo.
Oltre al freddo pungente fuori dal rifugio constatiamo che al rifugio manca di copertura internet (quindi non possiamo comunicare o verificare le previsioni del meteo).Riusciamo a telefonare a casa per comunicare il nostro arrivo al rifugio solo uscendo in fretta dal rifugio e trovando una zona coperta da segnale a qualche decina di metri di distanza.
Anche all’interno del rifugio non godiamo di un ambiente caldo. Nella sala da pranzo c’è una stufa a pellet ma non è accesa in quanto, per il vento, il fumo non riesce ad uscire. Per non parlare delle camere e del bagno!!! L’esperienza della doccia è alquanto critica: acqua calda alternata a getti di acqua gelida….In fretta ci laviamo e vestiamo e ci mettiamo sotto i piumoni per poter mantenere il poco calore acquisito.
Fuori il vento continua impetuoso…..si sentono continui rumori forti sulle lamiere del tetto e sui serramenti in legno. Questa situazione durerà per tutto il tempo che rimarremo al rifugio, pomeriggio, notte e mattina seguente.
Nel tardo pomeriggio scendiamo in sala. Vorremo uscire per qualche foto ma non c’è la sentiamo. Utilizziamo dei giochi in scatola per passare un po' il tempo fino a cena. Ora a sala è leggermente tiepida per la presenza di due stufe a cherosene: ma che odore!!
Verso le 19.00 arriva una coppia. Scopriamo, chiacchierando con loro (in sala siamo solo noi 4), che vengono da Ginevra ma in realtà lui è romano e lei americana. Hanno intenzione di percorrere due tappe dell’alta via. Il tempo passa e noi cominciamo a dubitare per un miglioramento del tempo, ma abbiamo ancora speranze per l’indomani. A cena conclusa altre due chiacchere con ii nostri vicini di tavolo e poi rientriamo nella nostra camera per metterci a letto e rimanere soprattutto al caldo. Speriamo in un risveglio di sole…..chissà.
tempo di percorrenza: 3 h
dislivello:
pernottamento: Rifugio Barmasse
Settima tappa (Rifugio Barmasse ➔ Rifugio Cuney) sospesa
Dopo una notte insonne per il continuo rumore del vento contro i serramenti delle finestre e le lamiere del tetto, le aspettative per una partenza per la nuova tappa sono non molto entusiasmanti. Comunque ci alziamo nella speranza di avere buone notizie da parte del gestore e per cercare motivazione anche dalla coppia svizzera.
Durante la colazione chiediamo agli altri ospiti le loro intenzioni e ci confermano la partenza anche per giustificare il loro viaggio da Ginevra!! Questo naturalmente non ci basta per intraprendere una giornata di cammino nella bufera….Varrebbe veramente la pena avventurarsi con il rischio di non gustare pienamente l'ambiente attorno a noi? Siamo molto in dubbio.
A confermare la situazione non favorevole del tempo decisivo è il contributo offerto da due cacciatori di camosci…Li sento parlare nel piccolo bar vicino alla sala da pranzo. Mi avvicino a loro e chiedo conferme riguardanti il meteo e mi confermano che anche loro hanno deciso di rientrare a casa per il cattivo tempo. Detto da loro che vivono in questi luoghi !! A questo punto non abbiamo molte scelte. È veramente dura rinunciare al completamento del giro sapendo che in un paio di giorni il tempo potrebbe migliorare. Ma come spesso accade ci vuole anche molto coraggio per abbandonare.
Cerchiamo di mettere insieme le varie problematiche per capire cosa fare. La situazione meteo sfavorevole, il mio stato fisico non al 100% e forti dubbi su come pernottare al Rifugio Frassati ci ci fanno decidere per un STOP ed un rientro a Verona. Rinviamo, così, ad un altro periodo il proseguimento.
Sistemati gli zaini e dopo aver salutato in rifugio, cominciamo la nostra discesa e il nostro rientro. In silenzio ripensiamo continuamente se la scelta fatta è stata corretta o meno o se potevamo rischiare qualche cosa in più……ma man mano che scendiamo le possibilità di un dietro-front sulle nostre decisioni risultano sempre più fievoli e non ci resta altro che “mandar giù il boccone”, dimenticare il passato e guardare al futuro con speranza. Confortante, almeno personalmente, è un'affermazione di Messner che trovo in internet “ arrivare alla vetta significa avercela fatta e basta, niente di più e così il traguardo è vanificato. Con il fallimento invece il traguardo resta”.
Arriviamo a Valtournanche e attendiamo il bus per scendere a Chatillon….poi treno fino a Verona…
Durante tutto il viaggio personalmente rimango in silenzio pensando a quanta fatica fatta per la programmazione, rinviata più volte negli anni e nelle settimane per vari motivi e poi interrotta per una, e magari sola, cattiva giornata…Ma ora c’è anche il tempo per guardare avanti e pensare a molto di più.